Al convegno “Demenza, una sfida pastorale“ svoltosi nel pomeriggio al Seminario maggiore a Bressanone la teologa Maria Kotulek, responsabile del settore demenza nell’arcidiocesi di Monaco-Freising, ha affrontato alcuni punti cruciali: i sintomi della malattia, il ruolo della fede in una persona affetta da demenza, il ruolo dell‘operatore pastorale, l’aiuto ai familiari. Per le persone affette da demenza che perdono le certezze e le sicurezze, ha sottolineato la relatrice, la comunità ecclesiale e la fede assumono un ruolo ancora più importante.
Davanti a un folto pubblico la relatrice ha ricordato che quando le persone affette da demenza ripetono sempre la stessa richiesta, ai familiari è suggerito di continuare a trattarli da adulti e prendere le loro domande sul serio. È un impegno difficile per i familiari, soprattutto nello stadio iniziale della malattia perchè ha a che fare con il commiato, ha detto Kotulek. Il colloquio può essere sviato su un altro piano, ad esempio su oggetti familiari presenti in casa o in giardino. È stato inoltre ribadito che le persone con demenza percepiscono di non riuscire più a fare determinate cose, e per questo è importante che possano fare ancora esperienze di successo.
Anche la fede è un sostegno importante, premesso che abbia avuto anche in precedenza un ruolo importante nella vita della persona. Anche se affetti da demenza, i pazienti non dimenticano la fede, ha detto Kotulek: ad esempio sanno ancora recitare il Padre nostro o cantare. Per questo la pastorale può assicurare un significativo contributo e offrire alle persone malate possibilità di partecipare alla comunità. Quando la demenza avanza, inoltre, diventano utili particolari funzioni religiose ritagliate specificamente sulle persone colpite: con canti conosciuti, testi biblici narrativi, scambi informali tra tutti i presenti. Kotulek ha infine osservato che la richiesta di simili offerte cresce e che queste rappresentano un’opportunità per la pastorale.