visualizzare il contenuto principale
Comunicati 2019

Agnes Heller a Bressanone

La presenza di Agnes Heller a Bressanone è significativa principalmente per due ragioni: innanzitutto perché è la prima volta che tiene un incontro nella città vescovile e da tempo voleva visitare i luoghi di Nikolaus Cusanus, un pensatore che rappresenta – come lei spesso sottolinea - “una delle grandi figure che hanno influenzato la mia cultura”. E poi perché la pensatrice - che compirà novant'anni fra tre mesi - rappresenta oggi uno dei punti più alti di quella grande tradizione del pensiero “politico” che ha rielaborato il problema del male nei gorghi spietati dei totalitarismi che hanno insanguinato il Novecento.
Anche il suo discorso sulla bontà riflette un senso politico, perché è in virtù della personalità buona, ossia pacifica, aperta alle altre culture, rispettosa dell'alterità e proiettata alla solidarietà e all'accoglienza che si giocherà il destino di un'Europa davvero riconciliata: “Il fondamento etico che muove l'animo della persona buona – spiega Heller - potremmo sintetizzarlo così: preferisco subire un torto piuttosto che farlo ad altri”. Un discorso etico di grande attualità se si pensa a come oggi si apostrofano di “buonismo” le persone che cercano di aiutare i migranti in fuga o che girano nelle piazze a dare aiuto ai poveri e agli ultimi della società. Spesso queste persone buone sono anonime, operano al di fuori delle luci che illuminano la storia della politica e non lasciano traccia. Di qui l'idea di Agnes Heller di pensare ad un monumento al buono ignoto: “Le persone buone sono spesso invisibili. Non si conoscono i loro nomi. Ci sono tanti monumenti intitolati al milite ignoto ma perché mai nessuno ha pensato di istituirne uno alla persona buona ignota? Nella mia vita sono esistite persone di questo genere. Fanno cose semplici. Mio padre. ad esempio, è stato deportato ad Auschwitz e durante la deportazione ha gettato fuori dal treno un bigliettino con una scritta e qualche riga per noi e l'indirizzo di casa. Quindi qualcuno l'ha sollevato da terra, ha comprato una busta, l'ha infilato dentro, ha incollato il francobollo e lo ha spedito. Questa è una persona buona. Perché lo ha fatto? Nessuno lo ha visto. Anche il soldato tedesco che ai tempi salvò la nostra casa non aveva nessuno che lo vedesse. A cosa gli sarebbe servito aiutare quei poveri ebrei? Io gli ho parlato, era una persona buona. Le persone buone rimangono ignote.”

Il titolo di un suo libro “La bellezza della persona buona” è anche il tema dell'incontro con la grande filosofa ungherese in programma martedì 12 marzo alle ore 20 a Bressanone nell'aula magna dello Studio teologico accademico accademico in piazza Seminario 4. A dialogare con Agnes Heller sarà don Paolo Renner. L’iniziativa è organizzata dallo Studio Teologico Accademico Bressanone in collaborazione con l'Accademia Cusano.

Agnes Heller, nata il 12 maggio 1929 a Budapest, è una delle più importanti pensatrici della nostra epoca. Ebrea sopravvissuta alla Shoà, fu assistente di György Lukàcs e fondatrice della Scuola di Budapest. Perseguitata dal regime comunista per l’opera di revisione dei bisogni umani in chiave marxista, riuscì a fuggire dal Paese nel 1978 e nel 1986 ha assunto la cattedra di Hannah Arendt alla New School di New York. Ha scritto oltre cento libri e articoli.