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Indicazioni per le celebrazioni liturgiche

1.1 Nelle ferie del tempo ordinario

Nella feria del tempo ordinario si può scegliere o la Messa della feria, o di una memoria di un Santo del giorno, oppure una Messa votiva, oppure una Messa per una particolare necessità.

Tra le Messe dei defunti il primo posto spetta alla Messa esequiale. Essa si può celebrare in qualsiasi giorno, eccetto il Triduo Pasquale e le domeniche. Le Messe dei defunti “alla notizia della morte”, in occasione della sepoltura o nel primo anni­versario della morte, si possono dire anche se ricorre una memoria obbligatoria o una feria che non sia il Mercoledí delle Ceneri o un giorno della Settimana Santa. 
Le Messe quotidiane dei defunti sono permesse solo nelle ferie “per annum” e a condizione che siano realmente applicate per i defunti.

Per il bene spirituale dei fedeli, nelle domeniche “per annum” si possono fare quelle celebrazioni che ricorrono durante la settimana e sono gradite alla devo­zione dei fedeli, purché queste abbiano la precedenza sulla domenica nella tabella dei giorni liturgici (vedi 2.2)

1.2 Nelle ferie dei tempi particolari e nelle memorie

Nei giorni feriali del Tempo di Natale e Pasqua e di Avvento fino il 16 dicembre si può scegliere la Messa della feria, oppure quella di un Santo che ricorre in quel giorno. Se la memoria di un Santo è “obbligatoria” si usano i formulari della Messa del Santo, tenendo presente che l’obbligo esiste sempre se le orazioni e le letture sono proprie. Le altre orazioni e le letture si possono prendere dal comune o dai formulari del tempo.

1.3 Le letture

Le letture domenicali e festive non si possono cambiare. Solo nelle domeniche “per annum”, in particolari circostanze, possono essere sostituite da letture più adatte alla celebrazione. Sono sempre a disposizione i vari lezionari.

1.4 Compensi per le messe e proventi di stola

I Vescovi della provincia ecclesiastica di Trento hanno stabilito che l’offerta per la celebrazione di una messa non superi la quota di 10,00 Euro con decorrenza dal 28 novembre 2004.

Nell’anno 2018 sono entrate in vigore nuove direttive diocesane in merito:  Folium Dioecesanum Bauzanense-Brixinense,  Annus LIV Maius-Iunius 2018 n. 5-6, pagina 155-157.

2.1. I giorni liturgici

La celebrazione della domenica viene impedita solo da una solennità o da una Festa del Signore, tranne quando si tratta di una domenica d’Avvento, di Qua­resima o del tempo di Pasqua. Se una solennità cade in una di queste domeni­che viene infatti celebrata il lunedì successivo.

La celebrazione della solennità (S) inizia con il primo vespro della vigilia (oppure: della sera precedente). Le solennità del Natale e della Pasqua vengono cele­brate per otto giorni.

Le festività religiose (Fs) vengono celebrate solo il giorno corrispondente e non hanno alcun primo vespro tranne le Feste del Signore, che vengono cele­brate una domenica del ciclo liturgico e sostituiscono la celebrazione domeni­cale.

I giorni commemorativi possono essere comandati o non comandati. Se in uno stesso giorno di calendario cadono più giornate commemorative non coman­date, la scelta è a discrezione del celebrante e delle sue considerazioni pasto­rali. Per alcuni giorni feriali vale un particolare regolamento liturgico:
a) il Mercoledì delle Ceneri e i giorni feriali della Settimana Santa (da lunedì a giovedì) sostituiscono ogni altra festività.
b) I giorni feriali del periodo d’Avvento dal 17 al 24 dicembre e tutti i giorni feriali della Quaresima sostituiscono ogni altra festività. In questi giorni può essere presa, tuttavia, la colletta del giorno commemorativo al posto della colletta del giorno feriale.

2.2. Il calendario

Se nello stesso giorno ricorrono più celebrazioni, si fa quella che precede le altre nella tabella sotto riportata. In questo caso si tenga conto che:
a) in caso di un continuo coincidere di solennità, feste e giornate commemorative, quelle che vengono sostituite sono da spostare al succe­sivo giorno libero, in cui non siano previste altre solennità o feste. Vengono però soppresse le giornate commemorative del Calendario ge­nerale che vengono so­stituite dal Calendario proprio.
b) In caso di una casuale coincidenza, una solennità che viene impedita da un giorno liturgico che gode la precedenza, viene spostata al successivo giorno libero che non coincide con uno dei giorni citati nei punto 1-8 della tabella delle precedenze. Se i vespri del giorno corrente e i primi vespri del giorno successivo coincidono, hanno la precedenza i vespri del giorno che ha la pre­cedenza. In caso di parità hanno la precedenza i vespri del giorno.

2.3 Tavola dei giorni liturgici (Norme generali per l’ordinamento dell’Anno liturgico 59)

I.

1. Triduo pasquale della Passione e Risurrezione del Signore.
2. Natale del Signore, Epifania, Ascensione, Pentecoste, Domeniche d’Avvento, Quaresima e Pasqua. Mercoledí delle Ceneri. Lunedì, martedì, mercoledí e giovedì della Settimana Santa. Giorni dell’ottava di Pasqua.
3. Solennità del Signore, della beata Vergine Maria e dei Santi elencati nel calendario generale.
4. Solennità proprie, cioè:
    a) del Patrono principale del luogo o della città;
    b) della Dedicazione e dell’anniversario della Dedicazione della propria chiesa;
    c) del Titolo della propria chiesa;
    d) del Titolo o del Fondatore o del Patrono principale dell’Ordine o della Congregazione.

II.

5. Feste del Signore.
6. Domeniche del tempo di Natale e domeniche per annum.
7. Feste della beata Vergine Maria e dei Santi del Calendario generale.
8. Feste proprie, cioè:
    a) del Patrono principale della Diocesi;
    b) dell’anniversario della Dedicazione delle chiese cattedrali;
    c) del Patrono principale della regione o provincia, della nazione, di un territorio più ampio;
    d) del Titolo, del Fondatore, del Patrono principale di un Ordine o una Con­gregazione e della provincia religiosa, salvo quanto stabilito al n. 4;
    d) altre feste proprie di qualche chiesa;
    f) altre feste inserite nel Calendario di ciascuna Diocesi, Ordine o Con­gre­gazione, e della provincia religiosa.
9. Ferie d’Avvento dal 17 al 24 dicembre. Giorni dell’ottava di Natale. Ferie di Quaresima.

III.

10. Memorie obbligatorie del Calendario generale.
11. Memorie obbligatorie proprie, cioè:
    a) memorie del Patrono secondario del luogo, della diocesi, della re­gione, della nazione o di un territorio più ampio; dell’Ordine o della Congrega­zione e della provincia religiosa;
    b) altre memorie obbligatorie elencate nel Calendario di ciascuna dio­cesi, Ordine o Congregazione.
12. Ferie d’Avvento fino al 16 dicembre. Ferie del tempo di Natale dal 2 gennaio al sabato dopo l’Epifania. Ferie del tempo pasquale dal lunedì dopo l’ottava di Pasqua al sabato prima della domenica di Pentecoste. Fe­rie per annum.

2.4. Giornata mensile di preghiera per le vocazioni

Le comunità parrocchiali sono invitate a celebrare ogni primo giovedì del mese come giornata di preghiera per le vocazioni.

 

La confessione personale è la via ordinaria che conduce i fedeli, in caso di peccati gravi, alla riconciliazione con Dio e con la Chiesa. La ripresa della Liturgia penitenziale è stata raccomandata dal Concilio. Queste funzioni religiose servono alla formazione di un’attenta coscienza cristiana e per­mettono l’esperienza della remissione dei peccati.

Per l’indulgenza cfr. le indicazioni del vescovo Wilhelm Egger in FDBB 1999, pag. 431s.; riguardo funzioni penitenziali e di riconciliazione vedi FDBB 2001, pag. 119 s.

Il servizio del diacono non si esaurisce nelle funzioni liturgiche. Tuttavia il dia­cono svolge da sempre una funzione di supporto anche nella celebrazione dell’eucaristia: all’ingresso precede il celebrante e porta il libro dei Vangeli. Egli annuncia il Van­gelo; al momento dell’offertorio sta alla destra del celebrante e lo aiuta. Dopo la consacrazione il diacono dice: “Mistero della fede”. Durante l’elevazione il diacono innalza il calice. Al momento della pace il diacono invita i fedeli a scambiarsi un segno di pace. Se la comunione viene somministrata in entrambe le forme, il dia­cono tiene il calice della comunione. Dopo la benedi­zione il diacono congeda la comunità.

Se viene celebrata una funzione il diacono aiuta – ove necessario – ad incen­sare. Prima dell’annuncio della Parola incensa il Vangelo. Dopo l’incensazione dell’altare all’offertorio, incensa il celebrante ed i fedeli (Cfr. Ordinamento Ge­nerale del Messale Romano, cap. IV – MR p. XXXI-XLI).

Tutti i fedeli, attraverso la loro appartenenza alla comunità cristiana, sono fon­da­mental­mente chiamati a contribuire attivamente alla vita della comunità insieme al sacerdote incaricato. A seconda di talento, inclinazione e richiesta, i laici assumono anche responsabilità e compiti nella preparazione della vita liturgica.

Nelle comunità parrocchiali dovrebbero costituirsi i gruppi liturgici che, insieme al parroco, siano responsabili della vita e dei servizi liturgici. La scelta dei laici che dovranno svolgere i servizi liturgici viene fatta dal parroco e dal consiglio parrocchiale, che provvederanno alla loro formazione e ad incari­carli.

Per i seguenti servizi liturgici esistono corsi di formazione: ministri straordinari della comunione, lettori/lettrici. Per ulteriori informazioni: Ufficio pastorale della Diocesi di Bolzano-Bressanone.

Indicazioni per la liturgia nell'anno liturgico

"La Chiesa, seguendo la tradizione apostolica che trae origine dal giorno stesso della risurrezione del Signore, celebra, nel primo giorno della settimana, che viene chiamato giorno del Signore o domenica, il mistero pasquale. Pertanto la domenica si deve considerare come la festa primordiale."
(Norme generali per l’ordinamento dell’Anno liturgico 4)

Il significato della domenica

È necessario richiamare spesso il senso teologico della domenica: la festa più antica e primaria, la Pasqua della settimana, il giorno del Signore, il giorno della convocazione della comunità ecclesiale nella gioia e nel riposo.

La Messa è l’azione della Chiesa che qualifi ca e santifi ca la domenica; la catechesi non insisterà mai a suffi cienza sul suo signifi cato e sulla sua necessità per la vita nel Cristo della Chiesa e dei singoli cristiani. Si dia anche il giusto rilievo agli altri elementi che contribuiscono a dare a questo giorno la sua piena attuazione.

Note pastorali

La comunità ecclesiale si esprime e si edifica in modo speciale nella celebrazione comunitaria della domenica, sia intorno al vescovo nella cattedrale, sia nell’assemblea parrocchiale intorno al parroco che fa le veci del vescovo (SC 41-42; LG 28; PO 5).
a) Si promuova con ogni cura, nella celebrazione domenicale, la partecipazione attiva, consapevole e comunitaria di tutto il popolo, con la preparazione dei lettori, dei ministranti e dei cantori, con la scelta e l’esecuzione appropriata dei canti che esprimono lo spirito di gioia e di pace del giorno del Signore.
b) Soprattutto di domenica e nei giorni festivi, le celebrazioni che si fanno in altre chiese ed oratori devono essere coordinate con le celebrazioni della chiesa parrocchiale. È auspicabile che le piccole comunità di religiosi o di religiose, specialmente quelle che svolgono la loro attività in parrocchia, partecipino in tali giorni alla Messa nella chiesa parrocchiale (Istr. Eucharisticum Mysterium, n. 26).

Si rilegga la Nota pastorale dei Vescovi italiani «Il giorno del Signore» (1984) e l’Es. ap. Dies Domini (1998) sia per farne oggetto di continua metodica catechesi sia per applicarne con docile intelligenza le indicazioni (specialmente i nn. 32-38).

"Il Tempo di Avvento ha una doppia caratteristica: è Tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si commemora la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il Tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi.
Il Tempo di Avvento comincia dai Primi Vespri della domenica che capita il 30 novembre o è la più vicina a questa data, e termina prima dei Primi Vespri di Natale."

(Norme generali per l’ordinamento dell’Anno liturgico 39-40)

Note di teologia liturgica

1. Il  tempo di Avvento è tempo di fedele e gioiosa ripresa spirituale, «nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo». Esso però non è solo “preparazione”: è anche celebrazione delle due “venute” e domanda una tensione spirituale particolare per accogliere la grazia di queste permanenti chiamate.

2. La liturgia della parola è caratterizzata da tre figure-guida: il profeta Isaia, Giovanni, il precursore, e Maria, Madre del Signore. L’Avvento è articolato in due parti:

  • dall’inizio al 16 dicembre, la liturgia sottolinea l’aspetto escatologico dell’Avvento e i «segni» che conducono a riconoscere e a vivere i tempi messianici;
  • dal 17 al 24 dicembre, essa prepara più direttamente alla solennità del Natale.

3. Per coltivare in sintonia con la fede e la vita della Chiesa la devozione a Maria, Madre del Signore, si suggerisce di dar rilievo ai frequenti testi liturgici che la riguardano in questo tempo di Avvento. 
Ricchezza di spunti, per la riflessione e la preghiera, fuori delle celebrazioni eucaristiche di questo tempo, sono offerti anche dalle dieci collette mariane raccolte nell’ultima parte del Messale italiano (ed. 2020) e dal vasto repertorio di formulari con abbondanti utilissime note introduttive del volume Messe della beata Vergine Maria (Raccolta di formulari secondo l’anno liturgico), Libreria Ed. Vaticana 1987. La raccolta seleziona e presenta in testi ufficiali quanto di meglio ha prodotto, in questo settore, la pietà mariana, fiorita lungo i secoli presso i vari popoli e nei più famosi santuari dedicati alla Madonna. La Madre di Dio viene contemplata e invocata sotto i titoli più significativi della sua grandezza e dei suoi compiti nella storia della salvezza e della Chiesa.
Questi formulari non si possono mai adoperare per la Messa nelle solennità, nelle domeniche e feste del Signore, nella Settimana santa, nell’ottava di Pasqua, nel Mercoledì delle Ceneri e nella Commemorazione dei Fedeli defunti. Nelle altre feste, in Quaresima, nell’Ottava di Natale e nei giorni dal 17 al 24 dicembre si possono utilizzare solo in occasione straordinaria (pellegrinaggi a santuari mariani, circostanze eccezionali per comando o col consenso dell’Ordinario). Nelle memorie e negli altri giorni dei tempi di Avvento, Natale e Pasqua si possono adoperare in casi di particolari celebrazioni in onore della Madonna. Si valorizzino opportunamente nei sabati in cui è consentita la memoria di santa Maria, avendo tuttavia cura di non interrompere il corso feriale delle letture.

Dalla prima domenica di Avvento al 16 dicembre

"Le ferie dal 17 al 24 dicembre sono ordinate a una più diretta preparazione al Natale del Signore."
(Norme generali per l’ordinamento dell’Anno liturgico 39-40)

1. Lo spirito di attesa e di speranza proprio di questo tempo sarà espresso nell’ascolto più assiduo della parola di Dio. Per questo:
a) si commentino normalmente con una breve omelia le letture delle Messe feriali e si promuovano riflessioni sulla parola di Dio in preparazione alla liturgia domenicale;
b) nella Messa si dia rilievo anche agli elementi eucologici - preghiere, prefazi - e ai canti, che ravvivano la fede della comunità nella venuta del Signore (si suggerisce di valorizzare col canto l’acclamazione dopo la consacrazione: «Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta»);
c) si favorisca il pio esercizio della novena dell’Immacolata e si abbia cura di orientarlo allo spirito dell’Avvento, almeno con il commento delle letture bibliche feriali, che pongono in luce il mistero della salvezza compiutosi nel Cristo nel quale è inserita in modo unico la Vergine, «Figlia di Sion» (LG 56);
d) si valorizzino le celebrazioni penitenziali e le celebrazioni comunitarie del sacramento della Penitenza, per un impegno serio e duraturo di conversione e di adesione profonda al vangelo.

2. Anche nel tempo di Avvento, nella celebrazione dei matrimoni, si deve impartire la benedizione solenne. Il rito però, data la particolare natura del tempo liturgico, sia sobrio e si raccomandi anche agli sposi l’attenzione alla natura di questo tempo liturgico, contenendo sperperi e spese eccessive e convertendole invece in opere di carità.

3. "Nel tempo di Avvento l’organo e gli altri strumenti musicali siano usati e l’altare sia ornato di fiori con la moderazione che conviene all’indole di questo tempo (devota e gioiosa attesa) senza tuttavia anticipare la piena letizia del Natale del Signore". (Caeremoniale Episcoporum n. 236.)

4. Nelle domeniche di Avvento sono proibite tutte le Messe per i defunti, anche l’esequiale. Nelle ferie di Avvento non si possono celebrare le Messe votive o le altre Messe permesse nelle ferie per annum; né si possono celebrare le Messe «quotidiane » per i defunti.

Ferie di Avvento dal 17 al 23 dicembre

1. Nella Liturgia delle Ore: invitatorio, inni, letture, responsori, versetti, orazioni, antifone e preci alle Lodi e ai Vespri si dicono come indicati dopo il 16 dicembre nel Proprio del tempo e per ciascun giorno. Le antifone per i salmi delle Lodi e dei Vespri sono riportate anche nel Salterio.

2. Nella Messa:(delle ferie di Avvento dal 17 al 23 dicembre, dette anche «ferie maggiori») si prendono i formulari (orazioni e letture) assegnati a ciascun giorno secondo il giorno del mese. Le messe «per diverse necessità» si possono celebrare solo nel caso di una necessità o utilità pastorale particolarmente grave. Non si possono celebrare le Messe «votive» e «quotidiane per i defunti».

3. Le ferie di Avvento dal 17 al 24 dicembre prevalgono sulle memorie dei santi, che si possono celebrare solo come commemorazione. Eventuali commemorazioni dei santi si fanno: nella Celebrazione Eucaristica, si celebra la messa del giorno liturgico corrente (colore Viola) sostituendo alla colletta del giorno l’orazione del santo; nell’Ufficio delle letture, aggiungendo alle due letture del giorno la lettura agiografica (col suo responsorio e l’orazione del santo); alle Lodi mattutine e ai Vespri, aggiungendo all’orazione del giorno (senza conclusione) l’antifona e l’orazione del santo.

"Dopo l’annuale celebrazione del mistero pasquale, la Chiesa non ha nulla di più sacro della celebrazione del Natale del Signore e delle sue prime manifestazioni: ciò essa compie con il Tempo di Natale.
Il Tempo di Natale inizia con i Primi Vespri del Natale del Signore e termina la domenica dopo l’Epifania, cioè la domenica che cade dopo il 6 gennaio."

(Norme generali per l’ordinamento dell’Anno liturgico 32-33)

I momenti più significativi sono: la liturgia vigiliare, le tre Messe natalizie, l’ottava culminante nella solennità della Madre di Dio, l’Epifania con la festa del Battesimo del Signore.

Note pastorali

1. La VIGILIA è giorno di riflessione e di preparazione comunitaria dell’evento natalizio. Il tono prevalente è quello dell’attesa gioiosa.
a) È raccomandabile che in ogni parrocchia si celebri la veglia con l’Ufficio delle letture, secondo l’esortazione della Liturgia delle Ore (IGLH n. 215).
b) Anche nelle famiglie è auspicabile fare una veglia in preparazione alla Messa della notte.

2. Le tre messe di Natale (notte - aurora - giorno) sono giustificate principalmente da motivi liturgici (solennizzare ore diverse di questo santo giorno); e offrono la ricchezza eucologica e scritturistica della solennità dell’Incarnazione.
a) Perciò le tre Messe devono essere celebrate o concelebrate in tempi distinti, rispettando la coerenza tra il formulario e l’ora della celebrazione.
b) Si ricordi ai fedeli la possibilità di fare la comunione e alla Messa di mezzanotte e ad una Messa del giorno.

3. Durante l’Ottava di Natale sono proibite le Messe «per varie necessità» o «votive», se non per mandato dell’Ordinario del luogo, né si possono celebrare Messe «quotidiane» per i defunti. I giorni dell’Ottava di Natale prevalgono sulle memorie dei santi, che si possono celebrare solo come commemorazione. Eventuali commemorazioni dei santi si fanno: nella Celebrazione Eucaristica, si celebra la messa del giorno liturgico corrente (colore Bianco) sostituendo alla colletta del giorno l’orazione del santo; nell’Ufficio delle letture, aggiungendo alle due letture del giorno la lettura agiografica (col suo responsorio e l’orazione del santo); alle Lodi mattutine e ai Vespri, aggiungendo all’orazione del giorno (senza conclusione) l’antifona e l’orazione del santo.

4. Durante l’Ottava di Natale, si sottolinei il carattere festoso della liturgia con canti che puntualizzano i motivi centrali della Messa. Alla benedizione finale il celebrante userà la formula propria del tempo natalizio.

5. La domenica dopo Natale è dedicata alla Santa Famiglia. Si dia risalto alla vocazione degli Sposi nella vita della Chiesa. 
a) Si suggerisce in particolare di invitare le coppie che celebrano entro l’anno le nozze d’oro o d’argento.
b) Nell’omelia, si illumini il compito dei genitori come educatori e primi testimoni della fede, e il vincolo che esiste tra la famiglia, e la comunità parrocchiale e diocesana (LG 11). 

6. La solennità della Santa Madre di Dio chiude l’ottava del Natale. È questa la festa mariana più antica e significativa: infatti è sulla divina maternità di Maria che si fonda il culto mariano. Il 1° gennaio si celebra pure la Giornata della Pace: il Cristo «principe della pace» (Is 9,6) è presentato all’umanità come mediatore e modello della pace nella Chiesa e nel mondo. In ogni Messa si inserisca una intenzione per la pace nella preghiera dei fedeli.

7. La solennità dell’Epifania: celebra in modo globale il mistero della «manifestazione del Signore», sottolineando soprattutto, nella liturgia romana, la rivelazione della salvezza a tutte le genti. Anche i pagani di tutti i tempi e di tutti i luoghi sono chiamati alla fede nel Salvatore.

8. La domenica dopo l’Epifania si celebra la festa del Battesimo del Signore, mistero che costituisce l’aspetto centrale e originario dell’Epifania nelle liturgie orientali. Una nuova missione dello Spirito Santo nell’umanità di Gesù segna nella sua vita l’inizio di una nuova forma di testimonianza interiore ed esteriore che si compie nell’obbedienza filiale fino alla morte di croce.

"Il Tempo di Quaresima ha lo scopo di preparare la Pasqua: la liturgia quaresimale guida alla celebrazione del mistero pasquale sia i catecumeni, attraverso i diversi gradi dell’iniziazione cristiana, sia i fedeli, per mezzo del ricordo del Battesimo e mediante la Penitenza.
Il Tempo di Quaresima decorre dal Mercoledì delle Ceneri fino alla Messa «Cena del Signore» esclusa."

(Norme generali per l’ordinamento dell’Anno liturgico 27-28)

Note pastorali

1. La Costituzione liturgica stabilisce che sia posto in evidenza il duplice carattere della Quaresima: penitenziale e battesimale (SC 109). Nel tempo dei 40 giorni, la comunità cristiana si prepara a celebrare la solennità pasquale, seguendo l’esempio del Signore: «Allora Gesù fu condotto nel deserto per essere tentato dal diavolo e digiunò 40 giorni e 40 notti» (Mt 4,1-2). La quaresima di Gesù dà compimento agli avvenimenti prefigurativi dell’Antico Testamento: dai 40 giorni del diluvio ai 40 anni di peregrinazione nel deserto, dai 40 giorni di Mosè sul monte ai 40 giorni di cammino di Elia verso l’Oreb.

2. La Quaresima è preparazione al mistero della Pasqua, «sorgente e vertice di tutto l’anno liturgico» (SC 109). Bisogna ricordare che essa non è tanto una austera pratica devozionale, ma un lungo tempo «sacramentale» (V. colletta della 1ª domenica), atto del Cristo presente e operante nella Chiesa. In questo itinerario di conversione siamo invitati ad ascoltare e seguire Cristo, per fare il passaggio dal peccato alla vita nuova.

3. Il carattere penitenziale e battesimale emerge dai testi liturgici (orazioni e letture), che delineano un vero cammino di penitenza e di iniziazione battesimale. Si porrà attenzione, per utilizzare personalmente e comunitariamente la ricca proposta del messale e del lezionario, allo sviluppo tematico del ciclo domenicale (A) e del ciclo feriale (unico).

A) Ciclo domenicale

Anno A:
Le pagine dell’AT percorrono le grandi tappe della Storia della salvezza: la creazione e il peccato del primo uomo (1a dom.), la chia mata di Abramo (2a dom.), l’esodo (3a dom.), il regno di David (4a dom.), il messaggio dei profeti (5a dom.). Più con i fatti che con le parole Dio mette in atto il suo disegno di salvezza e chiama l’uomo alla fede, all’alleanza, alla vita e gli dona il Spirito. Lo sviluppo delle letture domenicali dell’Anno Acostituisce nel suo complesso una organica catechesi battesimale, di antica tradi zione in alcuni nuclei per il rito romano, che guida i catecumeni e la comunità a riscoprire la forza e il significato della grazia del sa cramento della rigenerazione cristiana.

  • I Domenica: domenica della tentazione. È una introduzione ge nerale al tempo quaresimale; prospetta la lotta che l’uomo deve af frontare per le sue scelte definitive. Alla sua debolezza e al suo or goglio che lo portano al peccato e alla morte (la e 2a lettura) fa ri scontro la fedeltà e la forza di Cristo (vangelo) che vince il Maligno e si propone come esempio ai suoi discepoli.
  • Il Domenica: domenica (di Abramo) della trasfîgurazione. Come Abramo, padre dei credenti, anche il catecumeno che si prepara al battesimo e il cristiano che lo rivive, devono partire, uscire dalla propria terra, abbandonare i propri idoli (la lettura) e camminare verso il monte della trasfigurazione, della somiglianza con Cristo (vangelo), sollecitati da una «vocazione santa» (2a lettura).
  • III Domenica: domenica della Samaritana. Inizia per i candidati al Battesimo il periodo degli «scrutini» con le tre grandi pagine dei vangeli domenicali e con le «consegne», durante la settimana, del Credo, del Vangelo e del Pater. Come Israele anche il catecumeno (e il cristiano) ricerca l’acqua che lo salva (la lettura). Gesù gli annuncia di avere un’acqua di vita, che estingue ogni sete (vangelo): quest’acqua, a cui il cristiano può dissetarsi, è il suo stesso Spirito (2a lettura), «riversato nei nostri cuori», che ci consente di adorare il Padre «in Spirito e Verità».
  • IV Domenica: domenica del cieco nato. Nel Battesimo l’uomo viene liberato dalle tenebre e illuminato (vangelo) e può così vive re da figlio della luce (2a lettura), consacrato con una unzione rega le (1a lettura).
  • V Domenica: domenica di Lazzaro. Nel Battesimo il discepolo di Cristo passa dalla morte alla vita in forza dello Spirito di Cristo, che è «la risurrezione e la vita» (vangelo e 1a lettura), e può liberarsi dal peso della carne (= vita di peccato) e piacere a Dio (2a lettura).

Anno B:
Le pagine dell’AT ripercorrono le grandi tappe della Storia della salvezza: nel segno delle successive Alleanze che Dio stabilisce con gli uomini: l’alleanza con Noè dopo il diluvio, che riguarda l’uomo e ogni essere vivente; l’alleanza con Abramo dopo l’offerta del figlio Isacco in sacrificio, con la promessa di una numerosa discendenza; l’alleanza con il popolo eletto ai piedi del Sinai con il dono della Legge attraverso Mosè; le vicende di infedeltà del popolo e di paziente opera di recupero e di riconciliazione da parte di Dio (esilio babilonese e ritorno a Gerusalemme); e infine l’annuncio profetico (Ger 31) di un’alleanza nuova ed eterna con una legge scritta nel cuore dell’uomo. Lo sviluppo delle letture domenicali del Vangelo e dell’Apostolo dell’Anno B costituisce nel suo complesso un itinerario verso la Pasqua di Gesù, vista soprattutto sul versante della Croce, croce di sofferenza ma anche di salvezza e di gloria (prospettiva giovannea, vangeli delle ultime tre domeniche).

  • I Domenica: domenica della tentazione. È una introduzione generale al tempo quaresimale; prospetta la lotta che l’uomo deve affrontare per superare la tentazione ed attuare la propria conversione (vangelo), iniziata con il battesimo raffigurato dal diluvio (1ª e 2ª lettura), da cui sorge un’umanità nuova. 
  • II Domenica: domenica (di Abramo e) della trasfigurazione. La risurrezione dai morti è il traguardo dell’umanità nuova (vangelo), per la quale Dio non risparmia il suo Figlio (1ª lettura) come non l’ha risparmiato Abramo che «riebbe (vivo) Isacco, e fu come un simbolo» (Eb 11,19). La strada per arrivare alla gloria è la croce (2ª lettura e vangelo).
  • III Domenica:Cristo crocifisso è «potenza di Dio e sapienza di Dio» (2ª lettura), è il tempio distrutto dal rifiuto dell’uomo che viene «fatto risorgere in tre gioni» (vangelo). La purificazione messianica del tempio si compie attraverso la croce, che segna l’inizio di una nuova Pasqua (non più la «pasqua dei giudei») ed instaura il nuovo culto in Spirito e Verità. L’antico Tempio, simbolo quasi della Legge antica (1ª lettura), è soltanto figura di nuovi e straordinari compimenti che si comprendono solo alla luce della Scrittura e della «parola detta da Gesù» (vangelo).
  • IV Domenica:la misericordia di Dio, già sperimentata nell’AT (1ª lettura) ha la sua massima manifestazione nel Figlio dell’uomo, innalzato sulla croce (vangelo). E questo amore sconfinato pone l’uomo davanti alla scelta fondamentale: luce e grazia oppure tenebre e peccato. La misericordia provoca anche al discernimento e questo determina progressivamente ma ineluttabilmente un giudizio: se fosse di condanna, ciò non si può imputare a Dio ma solo all’ostinazione dell’uomo (vangelo).
  • V Domenica: la fecondità della vita passa attraverso la morte (vangelo: immagine del «chicco di grano»). L’“ora” di Gesù (passione-gloria) è ormai vicina: per la sua obbedienza filiale, egli vede esaudita la sua preghiera (2ª lettura) e riceve forza di «gustare la morte» (Eb 2,9), spodestare dal suo dominio «il principe di questo mondo», ottenere e comunicare liberazione dalla morte e salvezza eterna (vangelo e 2ª lettura).

Nota: Dove necessità pastorali lo suggeriscano, o siano presenti catecumeni adulti o ragazzi che si preparano a ricevere i sacramenti della Iniziazione Cristiana, è consentito sempre nelle domeniche di Quaresima utilizzare il ciclo A delle letture.
 

B) Ciclo feriale
Come è noto, nella tradizione liturgica romana, dal mercoledì delle Ceneri a tutta la 3ª settimana, letture e preghiere sviluppano i temi contenuti nell’annuncio iniziale: «Convertitevi e credete al Vangelo», attraverso i gesti concreti del digiuno, della preghiera e della carità (quaresima «matteana» o «sinottica»). È la condizione per potersi fare ogni giorno discepoli di Cristo: prendere la propria
croce e seguirlo (giovedì dopo le Ceneri). Il digiuno è celebrazione nella vita della sua passione più che esercizio ascetico imposto da una legge (venerdì dopo le Ceneri). Preghiera e carità nelle loro varie espressioni ed esigenze, spirito di servizio e di umiltà, cuore aperto ed accogliente, perdono, fedeltà alla parola di Dio e costanza nella lotta contro il Maligno, ecc. costituiscono la proposta quotidiana, organica ed essenziale, con l’analisi anche di situazioni ed atteggiamenti devianti, dell’insegnamento di Gesù lungo queste settimane.
Finché nella 4ª e 5ª settimana, sotto la guida di Giovanni (quaresima «giovannea»), l’attenzione è rivolta direttamente alla persona di Gesù che cammina verso la Passione redentrice e gloriosa, tra il rifiuto del suo popolo e la fede crescente dei veri discepoli. Sono l’identità della sua persona e della sua missione e il significato della sua morte sulla croce che vengono progressivamente svelandosi e sostengono il cammino della Chiesa verso la Pasqua: per il discepolo la contemplazione del Maestro diventa la strada obbligata per l’assimilazione e la partecipazione alla sua vita divina.

Il digiuno e l’astinenza

Le seguenti disposizioni normative trovano la loro ispirazione e forza nel canone 1249 del Codice di diritto canonico: «Per legge divina, tutti i fedeli sono tenuti a fare penitenza, ciascuno a proprio modo; ma perché tutti siano tra loro uniti da una comune osservanza della penitenza, vengono stabiliti dei giorni penitenziali in cui i fedeli attendano in modo speciale alla preghiera, facciano opere di pietà e di carità, sacrifi chino se stessi compiendo più fedelmente i propri doveri e soprattutto osservando il digiuno e l’astinenza». Queste disposizioni normative sono la determinazione della disciplina penitenziale della Chiesa universale, che i canoni 1251 e 1253 del Codice di diritto canonico affi dano alle Conferenze Episcopali.

1) La legge del digiuno «obbliga a fare un unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po’ di cibo al mattino e alla sera, attenendosi, per la quantità e la qualità, alle consuetudini locali approvate».

2) La legge dell’astinenza proibisce l’uso delle carni, come pure dei cibi e delle bevande che, ad un prudente giudizio, sono da considerarsi come particolarmente ricercati e costosi.

3) Il digiuno e l’astinenza, nel senso sopra precisato, devono essere osservati il Mercoledì delle Ceneri (o il primo venerdì di Quaresima per il rito ambrosiano) e il Venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo; sono consigliati il Sabato Santo sino alla Veglia pasquale.

4) L’astinenza deve essere osservata in tutti e singoli i venerdì di Quaresima, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità (come il 19 o il 25 marzo). In tutti gli altri venerdì dell’anno, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità, si deve osservare l’astinenza nel senso detto oppure si deve compiere qualche altra opera di penitenza, di preghiera, di carità.

5) Alla legge del digiuno sono tenuti tutti i maggiorenni fi no al 60° anno iniziato; alla legge dell’astinenza coloro che hanno compiuto il 14° anno di età.

6) Dall’osservanza dell’obbligo della legge del digiuno e dell’astinenza può scusare una ragione giusta, come ad esempio la salute. Inoltre, «il parroco, per una giusta causa e conforme alle disposizioni del Vescovo diocesano, può concedere la dispensa dall’obbligo di osservare il giorno (…) di penitenza, oppure commutarlo in altre opere pie; lo stesso può anche il Superiore di un istituto religioso o di una società di vita apostolica, se sono clericali di diritto pontifi cio, relativamente ai propri sudditi e agli altri che vivono giorno e notte nella loro casa».

Note rituali

1. Liturgia delle Ore:
a) Dopo il Deus in adiutorium, non si dice Alleluia.
b) Dopo le antifone e ovunque si trova, l’Alleluia si omette.
c) Se ricorre una memoria, se ne può fare la commemorazione alle Lodi e ai Vespri, recitando l’antifona e l’orazione, dopo l’orazione della feria (questa si dice senza la sua conclusione); all’Ufficio delle Letture, leggendo la lettura agiografica col suo responsorio dopo la II lettura della feria.

2. Messa:
a) Nelle Messe domenicali del tempo non si dice il Gloria, mentre si dice nelle solennità e nelle feste. Si tralascia sempre l’Alleluia.
b) Se ricorre la memoria di un Santo se ne può fare la commemorazione sostituendo la colletta della feria con quella propria del Santo. Le altre parti dell’eucologia e le Letture sono quelle della feria.
c) Sono proibite le Messe «per varie necessità» e «votive», se non per motivo pastorale grave e con il permesso dell’Ordinario.

3. Non è permesso il suono dell’organo e di altri strumenti musicali, se non per sostenere il canto, eccettuate la 4ª domenica di quaresima, le solennità e le feste. A significare l’austerità di questo tempo, è proibito ornare gli altari con fiori (CE 252).

4. Nella celebrazione dei matrimoni si deve impartire la benedizione nuziale. Il rito tuttavia si attenga alla sobrietà esteriore, dovuta alla particolare natura del tempo liturgico, e ad essa vengano pure invitati gli sposi e i fedeli presenti.

"I cinquanta giorni che si succedono dalla domenica di Risurrezione alla domenica di Pentecoste si celebrano nell’esultanza e nella gioia come un solo giorno di festa, anzi come «la grande domenica». Sono i giorni nei quali, in modo del tutto speciale, si canta l’Alleluia."
(Norme generali per l’ordinamento dell’Anno liturgico 22-23)

Note pastorali per il tempo pasquale

Le domeniche di questo tempo non sono chiamate domeniche dopo Pasqua, ma domeniche di Pasqua. Le ferie che intercorrono tra l’Ascensione e la Pentecoste acquistano particolare importanza, con formulari propri che richiamano la promessa dello Spirito Santo. 

Il libro-guida di questo tempo liturgico è il libro degli Atti degli Apostoli, secondo la tradizione attestata da s. Giovanni Crisostomo (Sermo 4,5: PG 51, 103) e da s. Agostino (Sermo 315,1: PL 38, 1426); in questo clima di gioiosa celebrazione si inserisce la lettura semicontinua del Vangelo secondo Giovanni, il teologo e catecheta della Pasqua e dei «sacramenti pasquali». La parte eucologica – orazioni e prefazi propri – offre una straordinaria ricchezza di dottrina e di pedagogia sacramentale.

La cinquantina pasquale si deve considerare il culmine dell’Anno liturgico ed è la fase più intensa delle celebrazioni dei sacramenti che scaturiscono dal mistero pasquale: Messa di prima Comunione, Cresima, Celebrazioni per i malati. Ed è anche il tempo dedicato dalla Chiesa antica alla mistagogia, cioè all’introduzione più profonda, con la grazia dello Spirito, ai «misteri» che continuamente rigenerano e alimentano la vita cristiana.

L'Ottava di Pasqua

I giorni dell’Ottava di Pasqua vengono classificati con [S], perché tutta la settimana si considera come un’unica solennità, che esclude qualunque altra celebrazione, all’infuori della Messa esequiale. Tuttavia alla Messa non si dice il Credo e sono previste solo 2 letture. 
Nella Preghiera eucaristica I si dicono il Communicantes e l’Hanc igitur propri; nelle Preghiere eucaristiche II e III si dice il ricordo proprio della Pasqua di Risurrezione. Al congedo si aggiunge il duplice Alleluia.

Note rituali per il tempo pasquale

1. Nelle ferie non sono permesse le Messe per diverse necessità, votive e quotidiane dei defunti, a meno che una vera necessità pastorale non richieda diversamente e vengano approvate dall’ordinario. Sono permesse tuttavia le Messe dei Santi iscritti per questi giorni nel Martirologio.

2. Gli Uffici dei Santi, specialmente degli Apostoli e dei Martiri, hanno parti proprie per questo tempo.

3. Gli Uffici del tempo hanno letture, versetti, responsori, preci e orazioni proprie.

Liturgia dei malati

Il tempo pasquale è il più indicato per portare la Comunione eucaristica ai malati, affinché partecipino sacramentalmente al convito pasquale del Signore nel tempo stesso in cui la Chiesa invita tutti a parteciparvi comunitariamente. Si valorizzi a questo scopo il ministero straordinario della Comunione da parte di religiosi e laici incaricati dall’Ordinario diocesano. Per il rito, da usare anche dai ministri straordinari, vedi Sacramento dell’Unzione e cura pastorale degli infermi, nn. 40-65, o anche LdP, nn. 444 ss., pp. 428 ss. Inoltre:
a) I parroci facciano uso della facoltà di celebrare la Messa nelle case degli infermi.
b) Si suggerisce di promuovere la celebrazione comunitaria dell’Unzione per aiutare a comprendere il valore della sofferenza e il significato del sacramento dei malati come partecipazione al mistero pasquale di Cristo (SC 73), oltre che conforto e sollievo nella malattia o infermità.
c) Si eviti tuttavia di sovraccaricare con una celebrazione sacramentale così specifica le solennità che hanno già un loro forte significato teologico ed ecclesiale, come l’Ascensione del Signore, la Pentecoste e il Corpus Domini.

"Oltre i Tempi che hanno proprie caratteristiche, ci sono trentatré o trentaquattro settimane durante il corso dell’anno che sono destinate non a celebrare un particolare aspetto del mistero di Cristo, ma nelle quali tale mistero viene piuttosto venerato nella sua globalità, specialmente nelle domeniche. Questo periodo si chiama Tempo Ordinario.
Il Tempo Ordinario comincia il lunedì che segue la domenica dopo il 6 gennaio e si protrae fino al martedì prima della Quaresima; riprende poi con il lunedì dopo la Pentecoste per terminare prima dei Primi Vespri della I domenica di Avvento."

(Norme generali per l’ordinamento dell’Anno liturgico 43-44)

Indicazioni

  • Quando non è notato diversamente, alla Messa domenicale si dica uno dei prefazi delle domeniche del Tempo Ordinario o alla Messa feriale uno dei prefazi comuni.
  • Nelle Messe votive e nelle memorie facoltative si può usare sia il colore del tempo, sia quello proprio della Messa.

Valorizzazione dei formulari del messale

La terza Istruzione liturgica (5 settembre 1970) invita ad utilizzare la ricchezza dei testi del messale, per una celebrazione viva, pastoralmente effi cace, adatta alla varietà delle situazioni.
a) Per le Messe feriali per annum, è possibile comporre il formulario liturgico, scegliendo le orazioni e le antifone da una Messa domenicale del tempo o da una Messa per diverse circostanze o votiva. Si segnalano in particolare le 34 collette per le ferie del T. O., raccolte nell’ultima parte del MR (pp. 1091-1099).
b) Per le Messe dei Santi, al di fuori delle feste o solennità, la memoria obbligatoria può essere fatta con tutte e tre le orazioni dal Proprio o dal Comune, o con la sola colletta. Nel caso di memoria facoltativa o di semplice feria, si può scegliere anche la Messa di un altro Santo iscritto nel Martirologio del giorno (OGMR 355) utilizzando le antifone e le orazioni del Comune.
c) Nelle Messe feriali per gruppi particolari è lecita la scelta di letture adatte alle circostanze, desunte dal lezionario (IGMR 358).