visualizzare il contenuto principale
Comunicati 2021

Commissione diocesana: per la dignità del lavoro e di chi lavora

Si celebra domani (7 ottobre) la Giornata mondiale del lavoro dignitoso: la Commissione diocesana per i problemi sociali e il lavoro richiama l’attenzione sulla dignità del lavoro e delle persone che lavorano.

La dignità del lavoro, scrive nella sua nota la Commissione diocesana, è manifestata dal primo Lavoratore del mondo: Dio. Egli è il grande maestro del lavoro: nel suo atto creatore esprime tutta la dignità del lavoro.

Il lavoro degno dell’uomo è collaborazione e continuazione dell’opera di Dio; esso è “libero, creativo, solidale e partecipativo” perché in quanto tale realizza la persona, ne rispetta ed esprime la sua dignità. “Il lavoro è degno quando viene prima del risultato economico”, spiega don Flavio Debertol, membro della Commissione diocesana, precisando che il lavoro é:

  • libero quando è bandita ogni forma di schiavitù, di illegalità e sfruttamento, per garantire ad ogni persona la possibilità di dare il meglio di sé, nel rispetto della legge e del bene comune;
  • creativo in relazione alla possibilità per tutti di contribuire all’innovazione non riconducibile al solo aspetto tecnologico;
  • solidale, perché capace di fondare relazioni di reciproco riconoscimento e sostegno, nonché di favorire alleanza tra soggetti diversi per un vero sviluppo di tutta la comunità umana;
  • partecipativo in quanto viene svolto nella consapevolezza che non c’è economia che possa prescindere dal contributo della persona umana.

 

Le voci della Commissione

La dignità del lavoro e dei lavoratori parte dall’ascolto, di me stesso e degli altri. Questo significa per me…

  • … che nessun essere umano deve essere visto come ovvietà nel suo essere e nel suo fare. Dovrebbe trasparire sempre un segno di rispetto, un sentimento di gratitudine, un gesto di apprezzamento, perché il lavoro e coloro che lavorano sono più che "un mezzo per un fine". (Johann Kiem)
  • … che il lavoro non deve essere inteso solo come un'occupazione retribuita. Se il punto centrale fosse il diritto a un reddito e non il diritto a un lavoro retribuito, allora ci sarebbe un forte cambio di paradigma: calerebbe la pressione politica secondo cui, per quanto possibile, tutti devono essere occupati con profitto e quindi si deve produrre sempre di più, consumare sempre di più e gettare via sempre di più. (Sepp Kusstatscher)
  • … che per me è importante perseguire un'attività significativa che contribuisca alla formazione positiva della società. Ma significa anche che, proprio alla luce di questo livello di ideale, non intendo sovraccaricare me stesso e le persone intorno a me e voglio creare un equilibrio adeguato. (Karl Brunner)
  • … che la dignità del lavoro passa attraverso il rispetto e la relazione. “Ascoltiamoci”, un sottile equilibro tra prendere contatto con i propri bisogni e quelli degli altri che incontriamo ogni giorno. (Enrico Broccanello)
  • … che la pandemia ci ha mostrato come ci si può sentire soli, limitati e fragili; ha cambiato le nostre prospettive insegnandoci ad apprezzare l’essenziale. La dignità del lavoro e dei lavoratori parte dall’ascolto ossia dallo sforzo che tutti noi dovremmo fare per imparare ad ascoltare anzitutto noi stessi per poi essere pronti e disponibili ad un quotidiano, sincero e leale ascolto degli altri. La pandemia, il timore del contagio, il distanziamento, la pressione psicologica, la preoccupazione per il futuro ed il lavoro da remoto… hanno reso molto difficili i rapporti interpersonali e per questo è ancora più importante far prevalere la dimensione della cura, della comprensione e del rispetto reciproco su quella del consumo. Superando le diffidenze e le incomprensioni possiamo ripartire insieme. (Kitty De Guelmi)
  • … che un lavoro dignitoso è un’importante opportunità per fare qualcosa di grande e significativo nella vita soprattutto al servizio degli altri. Durante questi mesi di emergenza dove la pandemia del coronavirus ha raccontato e noi abbiamo ascoltato, tutto il personale sanitario è stato sottoposto ad uno stress fisico ed emotivo altissimo. Tra le sfide più grandi che i servizi sanitari hanno dovuto far fronte, è stato e lo è ancora adesso, la gestione sul piano emotivo di questa situazione: la convivenza con il dolore e sofferenza dei propri pazienti, la paura di potersi ammalare e, soprattutto, quella di mettere in pericolo la salute delle loro famiglie. Si cerca di infondere speranza e positività all’utente, abbracciando con lo sguardo, vedendo gli sguardi tristi, spaventati, occhi stanchi e anche gli sguardi e gli occhi illuminarsi, sorridere e gioire, in un periodo difficile come questo. (Paola Carbajal)
  • … che bisogna dare un nuovo peso all'ascolto. Ascoltare me stessa, la mia controparte, le persone che si affidano a me e che mi sono vicine, al lavoro, a casa... ma anche coloro che sono lontani da me, che incontro, che conosco solo di sfuggita. La tutela della dignità inizia nel nostro piccolo, con noi stessi. Ascoltare, aprire le orecchie e il cuore aiuta a mettere in discussione i pregiudizi, a stimare le persone e il loro lavoro e a rimanere in dialogo con noi stessi e con l'altro. In questo modo, possiamo dare voce a chi non ha voce. (Brigitte Hofmann).
Sepp Kusstatscher
Karl Brunner