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Comunicati 2018

Convegno al Centro pastorale sulla prevenzione degli abusi

“Sono convinto che l’abuso sessuale sia uno dei peggiori crimini di sempre. Distrugge l’anima di un essere umano innocente”. Lo ha detto questa mattina il vescovo Ivo Muser aprendo il convegno “Vedere. Riconoscere. Agire preventivamente” organizzato al Centro pastorale di Bolzano dal Servizio specialistico per la prevenzione e la tutela dei minori da abusi sessuali e da altre forme di violenza.

“Questo convegno – ha sottolineato il vescovo –, così come gli altri incontri che si sono svolti in questi anni, ha come obiettivo quello di inviare un segnale chiaro: il tema degli “abusi” richiede un dibattito aperto e onesto all’interno della Chiesa e nella società, indipendentemente dal fatto che si tratti di violenza sessuale, fisica o psicologica”. “Le notizie scioccanti che provengono da ogni parte del mondo hanno finalmente infranto un tabù – ha commentato mons. Ivo Muser – per troppo tempo si sono ignorate le sofferenze delle persone colpite da questo dramma. Finalmente le vittime hanno trovato ascolto”.
“Come Diocesi – assicura il vescovo – vogliamo assumere la responsabilità che abbiamo nei confronti delle vittime, ma anche del loro ambito familiare, dove e ogni qualvolta si è verificato un abuso da parte di un sacerdote o di un religioso. Il grido delle persone colpite deve scuoterci tutti e impegnarci ad elaborare assieme, in una responsabilità comune, le ingiustizie subite. Le ferite possono cicatrizzarsi, ma non possono cadere in prescrizione!”. Per tutelare i minori e prevenire forme di abuso e di sofferenza, il vescovo invita ad ascoltare le vittime e a “sostenerle nel superare la loro grande sofferenza”. “Inoltre – prosegue mons. Muser – è buona cosa, nella rielaborazione e nella prevenzione di abusi sessuali e di altre forme di violenza, coinvolgere anche esperti e persone competenti”. Nel suo intervento il vescovo ha messo a fuoco “tre temi fondanti della vita umana: la questione della capacità relazionale, la questione dell’accettazione e dell’inquadramento della propria sessualità, e la questione del rapporto con il potere e l’autorità”. Mons. Muser ricorda che “nella sua sessualità l’uomo è più vulnerabile”. E questo non riguarda solo i minori, ma anche gli adulti. “Ho scritto della violenza contro le donne – rammenta il vescovo – nella mia ultima lettera pastorale in occasione della festa dell’Assunzione di Maria al cielo di quest’anno”.
Non bisogna aver paura di affrontare e discutere il tema della sessualità. Anche all’interno delle realtà ecclesiali. “La Chiesa – spiega mons. Muser – dovrebbe essere un luogo in cui i bambini possono sperimentare e imparare che è importante acquisire una visione olistica della sessualità. Chi ha familiarità con la propria sessualità, chi si sente a posto con se stesso, può essere più attento, libero e sicuro di sé”.

Allo “Sviluppo sessuale del bambino” ha dedicato il suo intervento Miriam K. Damrow, psicologa, collaboratrice scientifica dell’Università di Erlangen-Norimberga, e docente incaricata alla facoltà di scienze della formazione a Bressanone. Damrow ha ripercorso le diverse fasi dello sviluppo sessuale del bambino, a partire dalle prime settimane di gestazione fino ai primi anni di vita.

“In-difesi. Minori tra vecchie e nuove forme di violenza” è stato il titolo dell’intervento di Giuliana Beghini Franchini e di Giuseppe Maiolo ” dell’associazione “La Strada – Der Weg”di Bolzano. Franchini si è soffermata sulle varie forme di violenza di cui sono vittime oggi i minori: si va dal maltrattamento psicologico alla trascuratezza, dalla violenza assistita (che colpisce 174 milioni di bambini nel mondo) all’abuso sessuale. In particolare Franchini ha sottolineato come oggi la trascuratezza, soprattutto emotiva, sia una violenza in costante crescita.
La violenza viaggia oggi soprattutto online. Lo ha ricordato Giuseppe Maiolo, nel suo intervento dal titolo “Il reale del virtuale”. Oggi 3 bambini su 10 che frequentano le scuole elementari hanno un profilo su un social, mentre alle medie sono 7 su 10 i ragazzi presenti in rete con un loro profilo. Questi sono i dati di una ricerca condotta nel 2017 nelle scuole dell’obbligo provincia di Bolzano. La rete, in cui bambini e ragazzi navigano fin dai primi anni di età, offre una quantità sterminata di contenuti, ma non tutti sono buoni. Sono diventati, infatti, drammaticamente attuali fenomeni quali cyberbulling (cyberbullismo), vamping (bullismo online notturno), grooming (adescamento in rete), sexting (scambio di foto o video a contenuto sessuale) e phubbing (dipendenza da un device). Maiolo ha messo in guardia soprattutto dal child grooming, che è la nuova forma di adescamento dei minori in rete, una realtà che si va espandendo sempre di più, soprattutto in quelle realtà familiari in cui i minori sono vittime di trascuratezza.

Ha quindi preso la parola il viennese Wolfgang Kostenwein, psicologo, pedagogista sessuale ed è direttore psicologico dell’Istituto austriaco per la pedagogia e la terapia sessuale. Nel suo intervento, dal titolo “Conseguenze pedagogico-sessuali per il lavoro di prevenzione”, ha chiarito che insieme alla promozione di iniziative di prevenzione della violenza e dell’abuso, è necessario incrementare anche le competenze in questo settore. Un fronte questo che riguarda gli adulti, chiamati a riconoscere e a portare rispetto verso la sessualità infantile e ad accompagnare con responsabilità bambini e ragazzi nella loro crescita sessuale. Un fronte che riguarda anche i bambini che, nel loro percorso di crescita, devono acquisire competenze sessuali a tutti i livelli.
Kostenwein ha ricordato che la sessualità è un dono di Dio, un dono che però non è “preconfezionato”, ma che ha bisogno di un processo di crescita personale a livello fisico, percettivo, a livello cognitivo e relazionale. Un processo che avviene, fin dai primi mesi di vita, attraverso la dimensione del gioco. Ruolo degli adulti è quello di accompagnare la crescita sessuale dei bambini con naturalezza, senza trasmettere loro (con parole o comportamenti) messaggi che sviliscono la sessualità. “È fondamentale – ha sottolineato il relatore – permettere ai bambini di sviluppare un rapporto positivo con la propria sessualità. Questo offrirà loro strumenti utili per riconoscere per tempo eventuali tentativi di violenza o abuso. Non solo. L’avere un rapporto positivo con la propria sessualità mette in salvo dal diventare, in futuro, dei potenziali abusatori”.