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Comunicati 2019

Il marchio dei cristiani è la croce di Gesù

“Il marchio dei cristiani è la croce di Gesù”. Lo ha ricordato questa mattina il vescovo Ivo Muser che nel duomo di Bolzano ha presieduto la s. messa con l’imposizione delle Ceneri.

“Il marchio della fede cristiana non è una croce qualsiasi. È la croce di Gesù. Un’affermazione forte e provocatoria che interroga ciascuno di noi in questo primo giorno di Quaresima – ha sottolineato mons. Ivo Muser -. Gesù di Nazareth si è fatto uomo in tutto e per tutto. Lui, il Figlio di Dio si è fatto uomo. E ha portato sulle sue spalle la croce, su cui è stato giustiziato brutalmente. E lui cosa ha fatto? Ha accettato questa croce ingiusta, che gli è stata imposta, e ha perdonato tutti. Questo si chiama amore”.
“Gesù ha trasformato la croce dall’interno – ha proseguito il vescovo -. Ed è proprio per questo che la sua croce non è solo un segno di sofferenza e di morte, ma anche di dono gratuito e di perdono. È segno della straordinaria forza che l’amore ha di trasformare ogni cosa. Dio, che Gesù ha chiamato Padre anche nell’abisso della sua croce, non lo ha abbandonato, ma lo ha preso dalla morte e lo ha fatto resuscitare”.

Accettare la croce è tutt’altro che facile. “Chi porta volontariamente una croce – ha detto il vescovo – esprime solidarietà verso coloro i quali la croce se la sono vista imporre con la forza. Chi porta volontariamente una croce si unisce a chi è obbligato a sopportare la sofferenza e il bisogno”.
Tante sono oggi le persone che si trovano a confrontarsi con la realtà della croce. “Penso ai molti profughi – ha ricordato mons. Muser – penso a chi deve vivere in mezzo alla guerra, penso alle persone che soffrono la fame, che sono colpite da terremoti o epidemie. Penso ai bambini vittime di abusi, alle donne obbligate alla prostituzione o vittime di violenze. Penso ai malati, che devono sopportare sofferenze nel corpo, nello spirito e nell’anima. Penso alle persone che vivono relazioni sofferte o addirittura spezzate. Ci sono così tanti uomini e donne che devono portare una qualche forma di croce, che lo vogliano o no. Oggi noi ci uniamo a queste persone. E per farlo ci vuole coraggio”.
Così come serve coraggio per accettare la realtà che ci viene ricordata con il semplice gesto dell’imposizione delle Ceneri. “Suonerà sicuramente impopolare – ha sottolineato il vescovo – ma la cenere è cenere. E le parole con cui oggi vengono imposte le Ceneri sono molto dirette: ricordati che sei polvere e polvere ritornerai. Indipendentemente da chi tu sia, da che immagine hai di te, dalle tue qualità o da quello che pensi di avere più degli altri, sei polvere. E tornerai ad essere polvere”. Una realtà, questa, che tutti conosciamo, ma a cui cerchiamo di pensare il meno possibile. “Il mercoledì delle Ceneri ci mette di fronte a questa realtà – ha ricordato mons. Muser – una realtà per affrontare la quale c’è davvero bisogno di coraggio”.

Il mercoledì delle Ceneri, con cui si apre il cammino quaresimale in preparazione alla Pasqua, ci ricorda che l’immagine edulcorata che spesso si ha della fede cristiana non è un’immagine reale. “Miliardi di persone hanno vissuto prima di me, miliardi di persone vivono ora con me su questo pianeta e miliardi di persone vivranno dopo di me – ha proseguito mons. Muser –. Polvere sei e polvere ritornerai. Una realtà che vale per tutti, per uomini e donne, ricchi e poveri, persone sagge e semplici, casalinghe, vescovi, insegnanti, ministri, uomini d’affari e sportivi”.
Mons. Muser ha invitato i fedeli ad accogliere la cenere nel segno della croce. “Accogliendo oggi la croce di cenere – ha ricordato – noi dichiariamo la nostra disponibilità a far parte di coloro che impostano la propria vita sotto questo marchio distintivo. Coloro che imparano l’amore, la passione, la riconciliazione e che, un domani, non spariranno con la morte. La croce di Gesù rappresenta la morte e la caducità, ma che simboleggi anche la vittoria della vita sulla morte grazie alla potenza e all’amore di Dio. La croce è il marchio di Gesù e desidero che sia anche il mio marchio”.
Un marchio che ci apre alla prospettiva della Pasqua e che ci ricorda che siamo chiamati “dalla cenere a nuova vita, dalla conversione al perdono, dl digiuno a maggiore libertà, dalla croce alla risurrezione”.

Al termine della s. messa – concelebrata da mons. Edward Mapunda, vescovo di Singida (Tanzania) e mons. Francesco Sarego, vescovo emerito in Papua Nuova Guinea – i giovani della Skj hanno presentato l’iniziativa “I brenn für di!” (ardo per te). In tutte le parrocchie della Diocesi sono state distribuite delle candele, realizzate in collaborazione con la “Lebenshilfe Onlus”. L’invito è quello di accenderle spesso durante la Quaresima, affinché la loro luce e il loro calore riscaldino il cuore delle persone e riaccendano la sensibilità verso gli altri. “Che la luce di queste candele – ha detto mons. Muser – ci accompagni durante il cammino di Quaresima, verso la grande luce della Pasqua”.