visualizzare il contenuto principale
Comunicati 2018

Inaugurato a Bressanone il nuovo anno pastorale dedicato alle vocazioni

Incontri mensili di preghiera con il vescovo Muser, ritiri spirituali e una nuova pagina web. Questi sono alcuni dei progetti che accompagneranno la Chiesa altoatesina nel nuovo anno pastorale dedicato alle vocazioni, che si è aperto ufficialmente oggi (7 settembre 2018) a Bressanone con il convegno pastorale dal titolo “Sulla tua Parola… dono, chiamata, missione”. A presentarle, all’Accademia Cusanus nella prima delle due giornate di lavori, è stato don Josef Knapp, che dal 1. settembre è il nuovo incaricato diocesano per la pastorale vocazionale. “Sono previsti momenti di preghiera mensili con mons. Muser in diverse località della Diocesi – spiega –. Ci sarà anche una ‘rete di preghiera per le famiglie e le vocazioni’ e verranno organizzate serate di preghiera per giovani al Seminario maggiore. Importante sarà anche il coinvolgimento delle comunità parrocchiali, chiamate ad essere luoghi in cui i giovani possano sperimentare concretamente cosa significhi vivere il Vangelo nel quotidiano”.

Una storia di un amore che chiama e di un amore che risponde. Queste le parole usate oggi da don Josef Knapp, per descrivere la vocazione. Intervenendo al convegno pastorale organizzato alla Cusanus di Bressanone, dal titolo “Sulla tua Parola… dono, chiamata, missione”, Knapp ha sottolineato quanto sia fondamentale, in un progetto di pastorale vocazionale, la testimonianza concreta che ciascuno di noi può dare. “Ogni vocazione – chiarisce – nasce da un ‘sì’ di Dio alla vita e a ogni essere vivente che dona al mondo. Dio, attraverso suo figlio Gesù Cristo, continua incessantemente a chiamare l’uomo al suo amore, nei cosiddetti ‘segni dei tempi’, nelle difficoltà esistenziali e spirituali dell’uomo. Rispondere il nostro ‘sì’ al suo amore è un’avvincente sfida di vita per ciascuno di noi”. Come può oggi la pastorale aiutare a riconoscere questa chiamata all’amore di Dio? “Possiamo avvicinare i giovani al Vangelo – spiega Knapp – solo se ci rapportiamo con loro con semplicità, rispetto e umanità, dialogando con loro guardandole negli occhi, andando loro incontro e stando loro accanto”.

L’importanza della testimonianza personale e l’esempio del beato Mayr-Nusser
“Come cristiani – aggiunge – ci rafforziamo reciprocamente quando testimoniamo la fede, ossia quando mostriamo che la nostra attività umana è radicata nelle infinite possibilità di Dio. Quando siamo consapevoli che è Lui che opera in noi, non corriamo il rischio di sentirci dei supereroi e siamo liberi di dire ‘sì’ all’incarico di plasmare e custodire in nome di Dio il mondo come un giardino della vita, sicuri della Sua presenza”. È questa “atmosfera” di Vangelo incarnato nel quotidiano che Knapp giudica fondamentale per far crescere la pastorale vocazionale. “Per creare quest’atmosfera è necessario il contributo di tutti i battezzati”, sottolinea indicando il beato Josef Mayr-Nusser come un esempio sempre attuale da cui trarre ispirazione. “Egli ci mostra quanto sia appagante vivere il Vangelo nella quotidianità, dando testimonianza a Cristo nella vita di tutti i giorni, senza grandi discorsi, ma attraverso gesti semplici, come la partecipazione quotidiana alla s. messa, la meditazione della Sacra Scrittura e vivere la carità nel matrimonio, in famiglia e nel volontariato verso chi vive in situazioni di bisogno”.
Knapp offre un ultimo spunto di riflessione: “La pastorale vocazionale inizia da noi, dalla nostra vita, dalla nostra disponibilità a lasciarci infiammare noi per primi dall’amore di Dio, a incontrarlo nella preghiera, nei sacramenti, testimoniando che le scelte del sacerdozio, della vita consacrata o del matrimonio sono scelte appaganti. Solo in questo modo l’amore di Dio potrà ardere in noi e, attraverso di noi, accendere una nuova fiamma d’amore nel cuore degli altri”.

L’arte del “coltivare il cuore” nel discernimento
“L’accompagnamento vocazionale è un servizio di prossimità, in cui ciascuno è chiamato a sperimentare chi siamo e perché ci siamo, a regalare e a regalarci reciprocamente una scintilla di speranza”. Lo ha spiegato don Nico Dal Molin, per dieci anni direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale vocazionale e oggi responsabile per la formazione permanente del clero nella diocesi di Vicenza, nel suo intervento dal titolo “Servi del discernimento nella Chiesa comunione”. “Tutti, come cristiani, siamo chiamati ad essere ‘servi del discernimento’ – chiarisce – vivere questo servizio è il modo più bello per essere chiesa”. E la prima tappa del discernimento è l’accompagnamento. “La radice etimologica di ‘accompagnamento’ si rifà alla parola ‘compagno’, dal latino ‘cum-con’ e ‘panis-pane’ – aggiunge – significa condividere, essere partecipi dello stesso pane, della stessa mensa. Il compagno è una figura vitale; con lui si condivide il pane della crescita, della ricerca, della solitudine, della resistenza, della esperienza del Signore Gesù. L’accompagnamento è l’arte del ‘coltivare il cuore’, accompagnandolo con pazienza, delicatezza e rispetto sulle vie della verità e del discernimento”.

Non siamo nomadi, ma pellegrini in cerca della propria meta
Don Dal Molin sottolinea che “la grande sfida nell’accompagnamento oggi è aiutare i giovani a fare verità in se stessi, a identificare una realistica ‘road map’ per la propria esistenza”. “Non siamo dei nomadi senza casa né degli avventurieri senza scrupoli – spiega –; siamo piuttosto dei pellegrini che cercano la loro meta, tra dubbi e fatiche, ma anche con coraggio e speranza”. Per don Dal Molin, la preoccupazione che nasce dalla crisi di vocazioni non deve essere motivo di depressione o avvilimento, quanto piuttosto chiama “le nostre comunità cristiane ad impegnarsi in un cammino coraggioso di consapevolezza e responsabilità”.

Comunità cristiane capaci di vicinanza e ascolto
In un progetto di accompagnamento vocazionale fondamentale è il ruolo delle comunità cristiane “capaci di generale alla vita di Dio e alla fede cristiana”, dove i giovani possano trovare “testimonianze che siano frutto di comunione, di stima e di valorizzazione reciproca delle proprie scelte di vita”. Serve, secondo don Dal Molin, un cambio di prospettiva. “Oggi – spiega – la persona è misurata sempre più con il criterio dell’efficienza e non tanto per la qualità delle sue relazioni. Lo constatiamo drammaticamente nel mondo del lavoro e nella vita delle nostre comunità; prevale la legge della quantità e della approssimazione rispetto alla qualità e alla profondità. Il servizio dell’accompagnamento e del discernimento vocazionale può essere un’occasione propizia per avviare una riflessione articolata, concreta e nuova, nel ripensare le modalità della catechesi, della celebrazione liturgica e degli spazi di coinvolgimento comunitario. Per una testimonianza di fede e di Chiesa credibile, per un annuncio vocazionale incisivo ed efficace, occorre recuperare il senso delle relazioni amicali e fraterne, di cammini condivisi, di strategie non soltanto operative e funzionali, ma esistenziali, in grado di creare ponti, alleanze e sinergie vitali”.
“Siamo chiamati ad essere uomini e donne che, prendendo su di sé vite d’altri, vivono l’amore senza contare fatiche e paure – conclude Dal Molin –; ad essere coloro che senza proclami e senza ricompense, in silenzi, fanno ciò che devono fare; ad essere concreti e insieme sognatori, inermi eppure più forti di ogni faraone di questo mondo; ad essere il volto di coloro il cui compito supremo nel mondo è custodire delle vite con la propria vita”.

Internet come “luogo pastorale”
Anche internet può essere un “luogo pastorale”. Lo ha spiegato Claudia Paganini, docente dell’Istituto di filosofia cristiana presso la facoltà di teologia dell’università di Innsbruck. Nel suo intervento ha sottolineato come da anni la Chiesa guardi a internet e al mondo dei social media come ad un nuovo luogo di annuncio del Vangelo. Un luogo che, però, deve essere “abitato” con qualità e consapevolezza. “Internet e la rete rappresentano oggi un luogo importante per fornire informazioni sulla fede e sulle attività di una comunità – spiega – ma sono anche un terreno dove trovano spazio anche proposte concrete di spiritualità”. In questo senso è necessaria una presenza qualificata, rispettosa di Dio e di chi cerca nella rete input e risposte alle questioni che rigurdano la sfera spirituale.

Un nuovo tassello nella realizzazione del Sinodo diocesano
“Il nuovo anno pastorale dedicato al tema delle vocazioni rappresenta un nuovo tassello nella realizzazione del Sinodo diocesano”, sottolinea il direttore dell’ufficio pastorale diocesano Reinhard Demetz, che questa mattina ha aperto i lavori a Bressanone. Demetz ha invitato tutte le parrocchie a vivere questo nuovo anno pastorale contribuendo, anche con una sola iniziativa concreta, a promuovere il tema delle vocazioni. “Basta che ciascuno di noi faccia anche solo un piccolo passo – commenta – per far crescere questo nostro cammino comune”.
I sussidi e il materiale relativi al tema del nuovo anno pastorale, preparati dall’ufficio pastorale diocesano, sono già disponibili sul sito della diocesi (www.bz-bx.net/jahresthema).
I lavori del convegno pastorale proseguiranno domani mattina (a partire dalle ore 9) con la relazione del vescovo Ivo Muser e con la consegna delle onorificenze diocesane.