Nel Duomo di Bolzano gremito, una comunità in festa si è ritrovata per la tradizionale messa trilingue di Pasqua celebrata dal vescovo Ivo Muser. Ai fedeli che oggi si pongono domande angosciose di fronte alle ferite del nostro tempo, il vescovo ha risposto con parole chiare: senza la resurrezione non sarebbe Dio ad avere l'ultima parola, ma solo la morte. Nella sua omelia monsignor Muser ha infatti ribadito: “Il Signore è veramente risorto: questa è la prima frase che la Chiesa ha predicato in questo mondo, questo è l'inizio della fede cristiana, questo deve essere il fulcro della Chiesa e rimanere tale. Senza questo tema centrale, senza la Pasqua e l’esperienza che Gesù crocifisso è vivo, la Chiesa non sarebbe mai nata e non avrebbe senso.”
Nella festa più antica, più grande e più importante della Chiesa, ha proseguito il vescovo, “celebriamo il tema centrale della questione della morte e della vita. La Chiesa deve sempre parlare della Pasqua in relazione a ciò in cui crede, annuncia e offre nelle questioni esistenziali e come aiuto per la vita.” Rivolto ai fedeli, Muser ha ricordato che “credere nella fede pasquale significa affidarsi totalmente a Dio nella vita e nella morte, e non pensare invece che possiamo vivere secondo le nostre opportunità e quelle del mondo.”
Per chi si affida al Dio della vita, ha specificato il vescovo, “la Pasqua non è la celebrazione di un miracolo accaduto in tempi remoti, è la svolta in cui si è deciso il senso di tutta la storia. In Gesù Cristo, nella sua tomba a Gerusalemme il primo giorno della settimana, la speranza si è innalzata al di sopra di questo mondo, una speranza che nemmeno la morte può distruggere.”
Alla società il vescovo ha rinnovato l’esortazione a lavorare per la pace “nei nostri pensieri, nelle nostre parole e nelle nostre relazioni” e dunque a “percorrere con Gesù il ponte della risurrezione. Mettiamo il cammino della nostra vita – soprattutto le ferite, le cicatrici, le paure della vita e di questo momento storico – in connessione con l'evento della mattina di Pasqua a Gerusalemme, che rimane l'innesco, il fondamento della fede cristiana. Perché a Pasqua celebriamo la ragione della nostra speranza, che è promessa di un futuro di bene.”