Il tesoro nel campo, la perla preziosa: una persona scopre ciò che è veramente importante. Il tesoro è così prezioso che non c'è bisogno di alcuna stima o giudizio. La perla è così preziosa che ogni paragone diventa superfluo. Chi si imbatte in questo tesoro, chi ha trovato questa perla, può liberarsi di tutto il resto. Non c'è bisogno di nient'altro. Noi umanità ci chiederemo sempre: ma è saggio fare questo? Gesù risponde: non è solo saggio, è la sapienza di Dio.
La fine dell'anno offre l'opportunità di fermarsi a riflettere su quanto accaduto, personalmente e come comunità. Questo bilancio non deve essere solo una retrospettiva fugace, ma una meditazione e una introspezione consapevoli. Facciamo correre i ricordi e riecheggiare ciò che ci ha commosso. Perché è questo ricordare che porta l'eco delle nostre esperienze nel futuro e le rende preziose e durature.
Quali sono state le perle di quest'anno, i tesori che mi sono stati donati, le domande senza risposta, le sfide, i cantieri, gli eventi dolorosi che associo al 2023? Prendiamoci un po' di tempo in questi giorni di fine anno per voltarci indietro, con un atteggiamento di gratitudine, cambiamento e speranza. Ne vale la pena.
Vorrei citare solo alcuni eventi e tematiche che hanno accompagnato me e la nostra diocesi quest'anno. Sono alcuni flash:
- Esattamente un anno fa, il 31 dicembre, si spegneva il Papa emerito Benedetto XVI. Il 3 gennaio ho celebrato un requiem in sua memoria qui nel Duomo di Bressanone e il 5 gennaio ho partecipato alle sue esequie in Piazza San Pietro a Roma. Un addio riconoscente a un Papa che ha avuto un rapporto personale con la nostra terra e la nostra diocesi. Una brillante intellettualità e una fede semplice e umile hanno trovato in Papa Benedetto una sintesi significativa. È mia ferma e personale convinzione: Joseph Ratzinger/Papa Benedetto, con l'opera della sua vita, è un Dottore della Chiesa del nostro tempo e ben oltre il nostro tempo!
- Il 22 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, ho pubblicato la mia lettera pastorale quaresimale dal titolo: "Il coraggio di rinunciare". Viviamo in una provincia ricca e possiamo essere grati del fatto che mai come oggi, nella storia della nostra terra, così tante persone sono state tanto benestanti sul piano economico e materiale. Allo stesso tempo, però, anche in Alto Adige stiamo sperimentando che il benessere materiale e l'aumento dei consumi da soli non rendono le persone più felici. L'atteggiamento di pensare principalmente nella logica del pretendere è motivo di preoccupazione. Per molte persone, la gratitudine e la moderazione non sono più valori guida.
- L'8 marzo ha fatto seguito una mia breve lettera di pastorale sociale dal titolo: "La gratitudine come espressione del modo di vivere". Essa contiene anche queste frasi: “Dobbiamo avere il coraggio, la volontà e la forza di dare più valore al bene comune che alle pretese, agli interessi e alle richieste dei singoli e di determinate cerchie di presone. Abbiamo bisogno di una politica che agisca a partire dai deboli e dagli ininfluenti e che prenda provvedimenti tenendo presente la responsabilità verso le generazioni future.”
- Nella Messa crismale del Giovedì Santo, il 9 aprile, ho detto qui nel Duomo di Bressanone: "Le prime comunità cristiane non erano grandi e strutturalmente consolidate. Erano piccole, una minoranza, socialmente emarginate e spesso persino perseguitate. Ma erano grandi nella loro identità cristiana e con un chiaro mandato missionario... Una Chiesa che non provoca nessun contraddittorio nella nostra società complessa, una Chiesa che vuole essere lodata solo perché dice ciò che è "in" e segue il flusso delle opinioni dominanti, deve chiedersi se è davvero sulle orme del Vangelo, sulle orme del Signore crocifisso e risorto".
- La Giornata Mondiale della Gioventù di inizio agosto ha portato anche i giovani altoatesini a Lisbona, per incontrare Papa Francesco e oltre un milione di altri giovani. Una giovane altoatesina mi ha detto a Lisbona: "Ho capito quanto è potente la nostra fede, quanto crea legami e riunisce le persone in tutto il mondo. La Chiesa cattolica è molto più grande della mia visione della realtà. Ho anche capito perché la nostra Chiesa ha bisogno del Papa e quanto egli abbia bisogno del nostro sostegno e del nostro ascolto".
- Al Convegno pastorale di settembre ho tentato uno sguardo realistico e pieno di speranza verso l'anno 2038, al futuro tra 15 anni. Per me era importante invitare le persone a guardare in faccia la realtà e a non avere paura se, come Chiesa, diventiamo di meno, più modesti e impotenti. È fondamentale che si rimanga ispirati dal Vangelo, che ci resti il piacere di essere cristiani, che l'ascolto della Parola di Dio e dei bisogni delle persone ci accompagni e che si possa riscoprire quale dono sia la fede cristiana - non solo per noi, ma anche per la nostra società. Abbiamo bisogno di un pensiero e di un'azione sinodale – proprio nello spirito di Papa Francesco - in tutto il mondo e nella nostra comunità.
- A novembre abbiamo avviato il progetto diocesano "Il coraggio di guardare". Si tratta di un cambiamento di mentalità sul piano culturale e strutturale, di un atteggiamento cristiano consapevole e interiorizzato, capace di garantire che la nostra diocesi, in tutti i suoi ambiti, sia un luogo sicuro per i minori e le persone vulnerabili. Allo stesso modo, tutte le famiglie, le scuole, le istituzioni educative, le associazioni, la politica e la società nel suo complesso sono chiamate ad affrontare la ferita e il peccato dell'abuso sessuale, che purtroppo esiste ovunque e non di rado.
- Vorrei sottolineare ancora un evento in particolare: nel luglio di quest'anno mi sono recato in Uganda con una piccola delegazione diocesana per visitare i progetti sostenuti dalla nostra diocesi. La gioia di vivere della gente del posto, nonostante le molte preoccupazioni, soprattutto economiche, era impressionante. Non ho mai visto così tanti bambini e giovani. L'Uganda ha una popolazione giovane e le chiese sono piene. La gente è grata per l'aiuto che riceve. Da questo viaggio sono tornato soprattutto con un'esperienza: Quanto è preziosa la comunità! È stata un'esperienza arricchente scoprire che la Chiesa è viva e che la comunità ha un valore inestimabile. In quest’anno ho molto approfondito, in diversi contesti locali, il tema del "meno io e più noi" nella Chiesa e nella società.
Il Capodanno è per la nostra Chiesa anche la Giornata mondiale della pace: non dobbiamo mai dimenticare le azioni terribili contro la dignità umana in Ucraina, Palestina e Israele, Afghanistan, Siria e in tutte le zone di guerra e di crisi del nostro mondo, che continuano a preoccuparci, ad agitarci e a terrorizzarci anche alla fine di questo 2023. C'è una sola risposta umana e cristiana a tutto questo: vedere e riconoscere la sofferenza di tutte le persone coinvolte, ribadire la solidarietà, la non violenza, la disponibilità al compromesso e alla riconciliazione, impegnarsi in pensieri, parole e azioni di pace. E tutto inizia nel proprio cuore, nelle proprie relazioni, nel proprio ambiente. L'autodifesa non deve mai degenerare in vendetta, non nel piccolo e neanche nel grande mondo. LUI, che celebriamo in questo tempo di festa, giace indifeso nella sua mangiatoia e muore sulla sua croce non come carnefice, ma come vittima.
Maria, domani, otto giorni dopo il Natale e nel primo giorno del nuovo anno, ti celebriamo come la Madre di Dio che ha dato alla luce colui dal quale contiamo i nostri anni. Guidaci sempre verso tuo Figlio e verso la speranza che egli rappresenta. Ricordaci e rinnovaci ogni giorno la sua promessa: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". (Mt 28,20).