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Comunicati 2018

Preghiamo per tutte le vittime di ieri e di oggi

“Preghiamo per tutti coloro che, ieri come oggi, subiscono le conseguenze di guerre, terrore, violenza e per tutti coloro che sono costretti a fuggire dalle loro terre. Non possiamo e non dobbiamo chiudere gli occhi e il cuore di fronte a questa realtà. Non possiamo farlo in Europa e non possiamo farlo qui, nella nostra terra”. Lo ha detto il vescovo Ivo Muser durante la liturgia della Parola nel cimitero di Bolzano per la solennità di tutti i Santi. Il vescovo ha ricordato le vittime del maltempo di questi giorni ed espresso vicinanza e solidarietà ai familiari e ai volontari impegnati nella protezione civile.

“Questi giorni all’inizio di novembre – ha ricordato il vescovo - mostrano come la secolarizzazione sia in contrasto con la natura intima dell´uomo. Anche chi non è credente, anche chi crede poco, anche chi crede qualche volta e anche chi crede solo nei momenti di paura, in questi giorni attinge al ricordo”. Di fronte alla morte che “ferisce tutti noi, impaurisce, scombina i piani anche degli uomini e delle donne più avveduti e attrezzati nei confronti dell’aldilà”, monsignor Ivo Muser ha ricordato che “il cristianesimo inizia proprio nel momento in cui i sapienti del mondo non hanno più niente da dire”.

“La fede cristiana è fede nella resurrezione”
“Il cristianesimo – ha sottolineato il vescovo nella sua omelia – nasce quando la tomba viene scoperta vuota: lì ha origine il cristianesimo. La fede cristiana è fede nella resurrezione. È vero, anche l’uomo credente sperimenta l’angoscia, l’apparente assurdità, la solitudine estrema che accompagnano l´ultima lotta. Non esiste una “bella morte”: si tratta sempre di una prova, di un distacco, di una realtà che ci fa soffrire. Non fa eccezione neppure la morte di Gesù che muore con un grido. Ma l’uomo credente proprio guardando alla morte di Gesù osa a credere davanti a tutte le tombe di questo mondo: La morte non ha più l’ultima parola. Il Signore morto è il Signore risorto e vivo!”.

“La prima guerra mondiale ha dato origine alle grandi catastrofi del XX secolo”
In questi giorni in cui la Chiesa celebra la solennità di tutti i Santi e commemora i fedeli defunti, ricorre anche il centenario della fine della prima guerra mondiale. Una ricorrenza che mons. Muser ha ricordato anche questo pomeriggio, a partire dalla lettera pastorale che ha scritto per questa occasione, dal titolo “Beati gli operatori di pace”. “Questa guerra – ha ricordato il vescovo – ha provocato indicibili sofferenze umane e la morte di milioni di persone. E le successive catastrofi, che hanno segnato la storia del XX secolo devono essere lette alla luce della prima guerra mondiale: l’ascesa del fascismo e la dittatura fascista in Italia, la rivoluzione d’ottobre e la successiva guerra civile in Russia, nella quale persero la vita milioni di persone, il nazionalismo con la sua disumana ideologia e con essa il terrificante piano di sterminio degli ebrei, che ha provocato milioni di vittime”. Mons. Muser ha elencato, quindi, le radici che hanno portato allo scoppio della guerra: il nazionalismo che era diventato un sostituto della religione, l’odio, il disprezzo e l’arroganza nei confronti degli altri popoli, la presunzione di avere un potere assoluto sulla vita e sulla morte, ma anche l’avidità per la ricchezza e la voglia di espandere i propri territori. “Allora come oggi – ha ricordato il vescovo – la pace è minacciata da una generalizzata mancanza di giustizia e dalla violazione dei diritti umani. Particolarmente pericolosa è la glorificazione e la giustificazione della violenza”.

“Siamo pronti a imparare dalla storia?”
“Siamo pronti a imparare dalla storia?”, ha chiesto quindi il vescovo, invitando a pregare per tutte quelle persone che hanno dovuto subire gli effetti della guerra e della violenza. Ieri come oggi. Il pensiero di mons. Muser è andato a “tutti coloro che oggi sono costretti a scappare dai loro Paesi”, persone di fronte alle quali “non possiamo chiudere i nostri occhi e i nostri cuori”. “Non possiamo farlo in Europa – ha ammonito il vescovo – non lo possiamo farlo qui, nella nostra terra. Possa il ricordo dei nostri cari defunti aiutarci a vivere in modo più corretto, equo, consapevole. Possa questo ricordo renderci persone migliori”. Così come ha fatto nella sua lettera pastorale, mons. Muser si è rivolto quindi ai giovani. “L’auspicio – ha detto – è che siano soprattutto i nostri giovani a costruire assieme il loro presente e il loro futuro. Conoscendo i tragici eventi di cento anni fa e visitando gli scenari bellici dove ragazzi come loro si sono fronteggiati e uccisi in una guerra assurda, possano capire che la pace non è una cosa scontata, ma va voluta e costruita giorno per giorno”.
“Dio della vita, tutti i nostri defunti riposino nella tua pace – ha concluso il vescovo, prima della benedizione delle tombe -. E dona a tutti noi la grazia di essere operatori di pace”.

Ricordo delle vittime del maltempo, grazie ai volontari
Nel suo intervento il vescovo si è soffermato sul maltempo di questi giorni: “Raccomandiamo all’amore e alla misericordia di Dio le vittime in Alto Adige, in Trentino e nel resto d’Italia” e ha citato il vigile del fuoco volontario Giovanni Costa di Longiarù. “A tutte le persone colpite dalla violenza della natura esprimiamo la nostra solidarietà. Il nostro grazie va alle migliaia di operatori e di volontari che in questi giorni hanno lavorato e si sono impegnati per tutti noi”, ha concluso monsignor Muser.