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Comunicati 2020

Requiem con il vescovo per tutte le vittime del Covid

La fede cristiana offre la speranza, “che ci fa oltrepassare i limiti della semplice prospettiva terrena. Questa speranza ci serve anche per superare assieme la crisi provocata dalla pandemia e le sue conseguenze, che ci accompagneranno ancora a lungo“: così il vescovo Ivo Muser nel requiem con cui oggi (2 novembre) a Bressanone ha commemorato le vittime del coronavirus. Il vescovo ha rinnovato la vicinanza alle persone in lutto che in questi mesi non hanno potuto accomiatarsi dai loro cari.

Nella Giornata dedicata ai defunti il vescovo Ivo Muser ha presieduto nel duomo di Bressanone un requiem per tutte le persone decedute a causa della pandemia. In Alto Adige sono oltre 300. Monsignor Muser ha ribadito che la prospettiva della fede cristiana è la speranza, “che non è vedere tutto rosa e fare come se niente fosse successo.“ La speranza, ha specificato il vescovo, “significa oltrepassare i limiti, non restare fermi a una semplice prospettiva umana e terrena.“ La ragione della speranza cristiana è Gesù, ha ricordato Muser: la sua storia in questo mondo non termina con un lieto fine, “ma in lui Dio ha mostrato che fa scaturire la vita persino dalla tomba. Per questa speranza preghiamo in memoria di familiari, amici e di tutte le vittime del coronavirus. Abbiamo bisogno di questa speranza anche per superare assieme la crisi provocata dalla pandemia e le sue conseguenze, che ci accompagneranno ancora a lungo.“

Monsignor Muser ha poi rinnovato la vicinanza a chi durante la pandemia non ha potuto dare l’ultimo saluto ai suoi cari e accompagnarli nel luogo della sepoltura: “Certamente il dolore per la perdita di una persona cara è uno dei più difficili da consolare – ha detto Muser – ma le persone in lutto hanno bisogno di chi stia loro accanto. Proprio questo è uno dei compiti pastorali più importanti che ci consegna l’esperienza del virus: siamo chiamati allo sforzo di accompagnare chi vive il lutto per la perdita di una persona cara. Accompagnare non solo individualmente ma anche attraverso comunità accoglienti, relazioni affettive sincere in cui il dolore dell’altra persona può essere accolto e alleviato.“