Non dobbiamo essere schiavi del lavoro e del consumismo. Non possiamo definirci attraverso quello che abbiamo, quello che facciamo e quello che consumiamo. Oggi l’ossessione del profitto e l’essere concentrati solo sulle prestazioni minacciano il ritmo della vita umana. La mentalità del “sempre di più” crea dipendenza e provoca malattie. Il tempo del riposo, soprattutto la domenica e nei giorni festivi, serve per il nostro bene ed è un contributo per una società più giusta e umana. La domenica e i giorni festivi sono un grande patrimonio umano e non possono essere ridotti ad un affare in nome dell’ideologia del consumismo, al punto che l’essere continuamente spinti a consumare ci lascia, alla fine, più stanchi di prima.
Già da anni è in atto una insidiosa, crescente e incontestabile erosione e svalutazione della nostra cultura della domenica e delle festività. Tutto questo mi spinge ancora una volta a fare una richiesta, che rivolgo a tutti i commercianti, ai responsabili della vita pubblica e, non da ultimo, a ciascuno di noi.
La domenica e le nostre festività, che sono libere da tutte quelle attività che non sono indispensabili, rappresentano un inestimabile valore, che deve essere riscoperto e difeso – anche contro resistenze e interessi privati –, un valore che va a beneficio dell’intera società. Abbiamo bisogno della domenica e delle nostre festività con le loro opportunità sociali, familiari, culturali e religiose!
Noi uomini abbiamo bisogno di più e valiamo di più del consumo, del rumore di un registratore di cassa e di un’attività frenetica e senza sosta. L’uomo non può ridursi al fare, al produrre, al consumare e al possedere. Non abbiamo bisogno soltanto di più tempo libero per noi come singoli individui. Abbiamo bisogno di tempo libero comunitario! Difendendo apertamente le nostre domeniche e i nostri giorni festivi alla fine ci guadagniamo tutti quanti.
L’assoggettare tutto il nostro tempo al profitto e al consumo va a minare anche l’ambito religioso. Ritengo sia oggi una priorità per la Chiesa lo spendersi per ciò che non porta alcun profitto immediato: per il tempo sacro, per le nostre festività e soprattutto per le domeniche.
Ringrazio tutti coloro i quali nelle domeniche e nelle festività svolgono attività indispensabili in campo sociale, caritativo, sanitario, per la pubblica sicurezza così come anche nel settore turistico e nelle tante forme del servizio al pubblico. Chiedo però di tornare a distinguere, nelle nostre domeniche e festività, tra quelle che sono le attività necessarie e quelle che non lo sono. Chiedo che ne rifletta anche la nostra popolazione rurale. C’è molto da riflettere se anche nell’agricoltura la domenica finisce spesso per essere un giorno feriale come tutti gli altri.
Ringrazio di cuore tutti coloro che vanno controcorrente, che nel loro campo danno un segnale concreto e dicono consapevolmente “no” a questo sviluppo, perché è in gioco un “sì”: sì all’uomo, alla famiglia, alla società, al creato, alla nostra cultura e alla nostra fede.
Un racconto ebraico narra che un giorno un imperatore romano chiese ad un rabbino il perché le pietanze del sabato (shabbat) fossero tanto gustose. “Per prepararle – rispose il rabbino – usiamo una spezia speciale, che si chiama ‘shabbat’”. “Allora dammi un po’ di questa spezia”, gli chiese l’imperatore. “Non ti servirà a niente – ribatté il rabbino -. Serve solo a chi osserva lo shabbat. Agli altri, che non lo osservano, non serve a nulla”.
Quello che lo shabbat ebraico e la domenica cristiana significano per l’uomo non lo si può imparare dai libri o nei corsi di aggiornamento. Questo giorno particolare non lo apprendiamo attraverso una conoscenza astratta, ma nella concretezza della vita. Si può fare esperienza del pieno significato di questo giorno solo se lo si rispetta. Il suo gusto lo assaporano solo coloro che lo vivono.
Chiedo a tutti di ridare nuovamente sapore alle nostre domeniche e alle nostre festività. Questo “sapore” fa bene a noi e a tutta la società. Ve lo chiedo con profonda convinzione.
Un caloroso saluto estivo e l’augurio di un Ferragosto felice e ricco di speranza, in onore di Maria, Madre di Dio, che è già stata assunta, in corpo e anima, alla “domenica eterna”.
+ Ivo Muser, Vescovo
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