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Omelie

4. Fastensonntag 2020 – 4a domenica di Quaresima 2020

Bischof Ivo Muser | Vescovo Ivo Muser

Bozner Dom, 22 März 2020 | Duomo di Bolzano, 22 marzo 2020

Licht und Dunkel, Sehen und Nichtsehen, Sehen wollen und Nicht-sehen-wollen – diesen Kontrast durchzieht die Botschaft der biblischen Texte, die uns heute verkündet werden.

„Einst wart ihr Finsternis, jetzt aber seid ihr durch den Herrn Licht geworden. Lebt als Kinder des Lichts! ... Wach auf, du Schläfer, und steh auf von den Toten, und Christus wird dein Licht sein“ (Eph 5,8.14). Mit diesen Worten will uns heute der Epheserbrief für eine Entscheidung und für ein Leben mit Jesus gewinnen.

Und die Erzählung vom Blindgeborenen will uns sagen: Dieser Blinde, ein sozialer Außenseiter, ist derjenige, der sehen kann. Er sieht, wer Jesus ist. Und die vermeintlich Gesunden, die vermeintlich Sehenden, die religiösen und moralischen Autoritäten, erweisen sich als blind und verblendet.

Es wird wirklich spannend, wenn ich mir persönlich die Fragen stelle: Was sehe ich? Was will ich sehen? Was blende ich einfach aus? Genüge ich mir selber? Kreise ich nur um mich selber? Reicht mir schon meine Sicht der Dinge? Ist es oft nicht einfacher und bequemer die Augen zu verschließen und nicht sehen zu wollen?

Fratelli e sorelle, l’episodio del cieco nato guarito da Gesù è presentato dall´evangelista Giovanni non solo come un gesto di misericordia verso una persona sofferente, ma con un profondo significato simbolico: attraverso la guarigione fisica il miracolato giunge ad un incontro personale con Gesù, nel quale egli riconosce il rivelatore del Padre che è il Dio Amore.

L'anonimo cieco che Gesù incontra sulla sua strada rappresenta tutti noi. Questa persona, avvolta dalla oscurità, rappresenta la vita di tutti. La cecità è il buio interiore, la tenebra radicale, che avvolge chi ancora non conosce Dio e il Figlio redentore. La cecità dello sconosciuto del Vangelo è la nostra cecità, la nostra incapacità nel credere, la nostra fatica di fidarci di Dio.

Tutti noi – in questi giorni così travagliati, insicuri e dolorosi – tutti noi siamo chiamati a superare la cecità, a essere accesi e illuminati dalla speranza che dona l´incontro con Gesù. Lasciamo che Gesù strappi la cecità ai nostri occhi. Lasciamo che la luce di Cristo illumini l'ombra che ci abita.

Liebe Schwestern und Brüder, die Erfahrung, die wir in diesen Tagen und Wochen machen müssen, fordert uns menschlich und geistlich heraus. Ich lade alle ein, dass wir mit dem Blinden des heutigen Evangeliums um die „Augen des Glaubens“ bitten. Ich kann nur hoffen, dass diese einschneidende Erfahrung wieder vielen Menschen das Beten beibringt, nicht aus Angst und auch nicht aus schlechtem Gewissen, sondern weil das Gebet die Augen öffnet, weil das Gebet befreit, ermutigt, entlastet, einfach guttut. Ich halte nichts davon, diese Pandemie als ein Dreinschlagen Gottes zu verstehen, so als ob wir an einen beleidigten oder gar zürnenden und rachsüchtigen Gott glauben würden. Nein, Gott ist immer nur Liebe! Dafür steht Jesus, dafür will er uns die Augen öffnen, das hat er gelebt bis zur Hingabe seines Lebens am Kreuz – für uns. Aber ich bin fest davon überzeugt, dass dieser Gott, der nichts anderes als Liebe ist, zu uns spricht. Auch durch diese Pandemie. Warum? Weil er unser Heil will. Und er wirkt unser Heil und auch die Heilung unserer verwundeten Schöpfung nicht ohne uns!

Fratelli e sorelle, stiamo vivendo dei giorni difficili, una situazione inedita, che non avremmo immaginato di affrontare. Questa esperienza ci lascia spiazzati, ci interroga, ci fa anche paura. Siamo ridotti all´essenziale! Ma proprio questa esperienza può aprirci gli occhi per l´essenziale: per il dono della vita, per l´importanza della comunità, per il senso di solidarietà, per l´attenzione al bene comune.

In questi giorni difficili, anche la Chiesa ha risposto all’emergenza coronavirus con un grande senso di responsabilità e di vicinanza. In questo momento, che potremmo definire un Venerdì Santo prolungato, la carità e l’amore non si interrompono, perchè non è che abbiamo finito di annunciare e di comunicare il Vangelo. L’amore al tempo del coronavirus si mostra proprio in questa attenzione verso gli altri, a cominciare dai preziosi gesti concreti e gratuiti di tanti volontari e associazioni.

I sacerdoti sono disponibili ad ascoltare e a dialogare con i fedeli, anche in modo molto creativo. E anche quando celebrano l’eucarestia da soli, celebrano sempre in comunione con tutta la Chiesa e stanno accompagnando il popolo di Dio in questa quaresima di fraternità. Il mio pensiero va in particolare agli anziani e alle persone più vulnerabili, a cui siamo vicini in ogni momento con la preghiera e che dobbiamo proteggere comportandoci in modo responsabile. Voler bene all’altro significa rispettarlo e tutelarlo, e in questi giorni difficili significa avere ancora più attenzione verso ogni singola persona e l’intera comunità.

Herr, öffne uns die Augen unseres Herzens. Schenke uns die Augen des Glaubens, dass wir dich und deinen Heilswillen erkennen – inmitten der schmerzlichen Erfahrung, die wir jetzt machen müssen. Öffne uns die Augen, damit wir dich erkennen in den konkreten Gesichtern der Menschen, die uns gerade jetzt brauchen.