Zwei Anlässe führten zur Errichtung dieser Herz Jesu Kirche: das Hundertjahrjubiläum des Gelöbnisses des Landes Tirol an das Heiligste Herz Jesu im Jahre 1796 hier in Bozen und das fünfzigjährige Regierungsjubiläum von Kaiser Franz Joseph I. Realisiert wurde dieser Bau zwischen 1897 und 1899. Es war die erste Kirche der Eucharistiner im deutschsprachigen Raum. Die Grundsteinlegung fand am 25. Juni 1897 durch Abt Ambros II. von Muri-Gries statt; ein Jahr später übernahm der Kaiser höchstpersönlich die Schirmherrschaft über die Kirche, die er auch zweimal besuchte. Über der Apsis ist er auch dargestellt. Die feierliche Kirchweihe erfolgte am 9. Juni 1899, am Herz Jesu dieses Jahres, durch Fürstbischof Eugenio Carlo Valussi von Trient. Auch der österreichische Thronfolger Erzherzog Franz Ferdinand war anwesend, der genau heute vor 105 Jahren, am 28. Juni 1914 in Sarajewo ermordet wurde. Dieses Attentat war der Auslöser für den fürchterlichen Flächenbrand, den wir den 1. Weltkrieg nennen. Ein Krieg, der von vielen vorbereitet und gewollt wurde. Vor dem Ersten Weltkrieg diente diese Herz-Jesu-Kirche als Garnisonskirche der k.u.k. Kaiserjäger. Da im Zweiten Weltkrieg alle größeren Kirchen Bozens durch die insgesamt 13 Fliegerangriffe der Alliierten schwer beschädigt worden waren, diente diese Herz-Jesu-Kirche, die als einzige verschont blieb, zwischen 1944 und 1950 der heutigen Dompfarre als Gottesdienstkirche.
120 Jahre Herz Jesu Kirche hier in Bozen: Grund zum Danken für die unzähligen Eucharistiefeiern in diesem Raum, für den Dienst der Verkündigung, für den Segen, der in dieser Zeit nicht zuletzt durch die eucharistische Anbetung ausgegangen ist auf Bozen und auf unser ganzes Land. 120 Jahre Herz Jesu Kirche sind für mich als Bischof vor allem auch ein Grund, der Gemeinschaft der Eucharistiner zu danken für ihr eucharistisches Sein und Wirken in dieser ihrer Kirche und in unserer Diözese.
Nel 120.mo anniversario della dedicazione di questa chiesa e allo stesso tempo nell’odierna festa patronale riflettiamo su ciò che questa chiesa voleva significare sin dall’inizio: professare nella pietra il cuore della fede cristiana.
E questo cuore non è un’idea, una teoria, una struttura, un’istituzione, un comandamento, un divieto, un tratto di etica o di morale. È invece una persona: GESÙ CRISTO. Egli è la traduzione dell’amore di Dio dentro questo mondo. Per dirla con un’immagine di questa festività: Dio prende un cuore umano e lo lascia perforare per non lasciare alcun dubbio della sua misericordia verso noi uomini. In Gesù, Dio mostra il suo vero volto: il nostro Dio conosce la vita umana per esperienza diretta: il nostro Dio non è indifferente e superiore alle cose; non si è chiamato fuori, bensì si è esposto in prima persona; non distoglie lo sguardo, bensì guarda con attenzione; egli condivide la vita umana con noi fino nell’abisso della sofferenza, del fallimento e dell’abbandono dell’uomo da parte di Dio. Neppure Dio poteva spingersi più avanti, per raggiungere noi uomini là dove siamo! Questo simboleggia l’immagine del cuore umano di Gesù e in ciò si comprende quanto una simile devozione del Sacro Cuore possa condurci al centro della nostra fede.
Nella lettura abbiamo ascoltato la grande confessione dell’apostolo Paolo: “Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.“ (Rom 5,8) E nel Vangelo Gesù ci mostra Dio stesso come un pastore che cerca la pecora smarrita finchè non la trova. È un Dio che non ha pace finché non trova e salva la pecora perduta. Anche in cielo, cioè vicino a Dio, la gioia non è completa fino a quando vi sono peccatori che si sono persi. Il cielo diventa ogni volta più luminoso e la terra ogni volta più benevola, quando l’uomo che si era allontanato da Dio torna a rivolgersi a Lui e torna quindi a casa.
Il cuore di Gesù, e quindi il cuore di Dio stesso, non esclude nessuno; questo cuore batte per tutti. Questa chiesa di Bolzano intitolata al Sacro cuore, costruita per commemorare il voto di devozione del 1796, oggi vuole dirci che il cuore trafitto e ferito di Gesù ci accoglie e ci dona un luogo dove sentirci a casa. Del cuore del salvatore, quindi, non si deve abusare per negare o rifiutare questa casa, questa Heimat, ad altri. Solo coloro che non rifiutano la mano in segno di riconciliazione venerano in modo credibile questo cuore trafitto e ferito.
Guardare al cuore di Gesù, guardare al cuore trafitto, è un invito particolare: ci invita ad aprire le porte del nostro cuore per far entrare Dio con la sua misericordia, che prende forma in mezzo a noi e tra di noi. Si tratta di un cammino personale e anche di un cammino di comunità: dalla colpa al perdono, dall’accusa all’ammissione, dal chiamarsi fuori al coinvolgimento, dalla distanza alla vicinanza, dalla durezza di cuore alla carità.
Wenn uns auch nur bruchstückhaft die Tiefe des christlichen Gottesbildes aufgeht und wenn uns der Blick auf den Gekreuzigten mit seinem geöffneten Herzen nicht kalt lässt, werden wir mit den Worten der Herz Jesu Litanei zu bitten beginnen: „Hilf uns, dass wir seine Liebe nicht ohne Antwort lassen“. Und an diesem Antwortversuch entscheidet sich unser Leben.
Mein Segenswunsch zum 120 - Jahrjubiläum dieser Herz Jesu Kirche ist: Mögen Menschen hier weiterhin Heimat im Glauben finden und im Schauen auf das offene Herz des Erlösers lernen, anderen Heimat anzubieten, zu gewähren und zu schenken.
Heiligstes Herz Jesu, du bist die verborgene Mitte unseres Lebens, der Kirche, unserer Zeit und des Universums. Lass die Kraft deiner Liebe auch heute sichtbar werden – in Gläubigkeit, Menschlichkeit und Solidarität mit denen, die sie brauchen. Segne die Gemeinschaft der Eucharistiner, segne unsere Stadt Bozen, segne unsere Diözese und alle Menschen in unserem Land, die Nahen und die Fernen, die Einheimischen und die Fremden. Schenke uns Heimat in dir und hilf uns, anderen Menschen Heimat zu gewähren. Jesus, bilde unser Herz nach deinem Herzen.
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