Cari fratelli detenuti, stimato direttore e stimati agenti della polizia penitenziaria, caro don Giorgio, caro signor Bertoldi, cari volontari, liebe Ehrenamtliche, cari operatori nelle diverse associazioni, stimate autorità presenti!
Gratuità e grettezza: le due figure di Maria e di Giuda nel vangelo appena proclamato ci aiutano a capire come stare davanti al Signore in questi giorni della Settimana Santa e, in fondo, come starci sempre. C’è la gratuità di chi per Cristo dà tutto, con estremo amore e con tanta tenerezza. Nei trecento denari di nardo, quella donna, avrà investito tutte le sue risorse, e compie un gesto motivato solo da un’immensa gratitudine. Trecento denari allora erano il salario di dieci mesi! Spreco e gratuità per Cristo, segno di un amore personale e convinto, che non è effimero, ma consapevole che quel Maestro che frequentava la casa di Betania aveva salvato lei dal non-senso, e suo fratello Lazzaro dalla morte.
Maria, questa donna del “santo spreco” è un esempio di gratuità e di generosità; un esempio per tutte le donne e per tutti gli uomini che sanno spendersi per qualcuno. Un esempio luminoso anche per tutti coloro che lavorano in questo contesto particolare, difficile e importante!
La grettezza di Giuda invece non sa dare nulla a Gesù, se non il proprio calcolo. Il giudizio che l’evangelista Giovanni dà su di lui è molto severo: egli non era preoccupato delle necessità dei poveri, ma desiderava che quella somma finisse nella cassa comune della comunità apostolica, di cui era amministratore, per rubarla. Giuda non è l’uomo dell´amore gratuito, ma del calcolo interessato. Per Giuda, il gesto di amore della donna è uno spreco inutile. L’apostolo appare un uomo equilibrato, ragionevole e persino attento ai più poveri. In realtà, il suo interesse vero era per i soldi, non per i poveri.
Tutti noi in questa Settimana Santa dobbiamo chiederci: Come sto davanti al Signore? Come vivo il mio i miei giorni? Con lo spreco della generosità o con il calcolo che mette in risalto soltanto il proprio interesse?
Il mondo del carcere è una realtà complessa. In esso devono convivere le giuste istanze della giustizia e della sicurezza della società, con l’impegno a percorsi di recupero delle persone che hanno anche gravemente sbagliato, di carattere rieducativo e riconciliativo, al fine di permettere un loro reinserimento nella società. Anche in questo contesto serve tanta gratuità!
Affinché la funzione giudiziaria penale non diventi un meccanismo cinico e impersonale, occorrono persone equilibrate e preparate, ma soprattutto appassionate della giustizia, consapevoli del grave dovere e della grande responsabilità che assolvono. Solo così la legge – ogni legge, non solo quella penale – non sarà fine a sé stessa, ma al servizio delle persone coinvolte, siano essi i responsabili dei reati o coloro che sono stati offesi.
Cari detenuti, nessuno di noi minimizza ciò che avete fatto. Anche con questa funziona religiosa nessuno vuol dirvi: È tutto in ordine. Dovete assumervi la responsabilità per le scelte sbagliate della vostra vita. Ma nonostante tutto: Nessuno di voi deve perdere la propria dignità, il proprio valore. Con il suo perdono Dio vuole aiutarvi a cambiare la vostra vita proprio nei punti dove avete commesso un reato.
Cari fratelli carcerati, credete nella possibilità del pentimento e della conversione! Credete in un Dio che non vi esclude, che non vi dimentica, che sta dalla vostra parte – nonostante tutto. E chiedete perdono a tutti coloro che avete tradito, ingannato, imbrogliato, truffato, calpestato.
Come nell’ultimo incontro, pochi giorni prima di Natale, mi auguro anche oggi che si possa realizzare la costruzione del nuovo carcere di Bolzano, di cui si parla ormai da tanti anni. La nuova struttura deve essere una priorità, poiché l’edificio in cui ci troviamo oggi non è più da tempo all’altezza delle esigenze. Anche chi ha sbagliato ha il diritto di espiare la sua pena in condizioni dignitose. E anche agli operatori bisogna garantire un ambiente di lavoro altrettanto dignitoso. Solo in questo modo sarà possibile aiutare i detenuti a svolgere attività sociali e lavorative secondo la nuova visione dell’istituzione carceraria.
A tutti voi, anche a quelli che non sono cristiani ma che condividono con noi la fede in un Dio della vita e della misericordia: Buona e Santa Pasqua, piena di speranza e di misericordia!
Der Verrat, die Gewalt, das Verbrechen, die Tränen, die Hoffnungslosigkeit, die Sünde, der Tod und das Grab haben nicht mehr das letzte Wort. Gott, der ein Gott der Lebenden und nicht der Toten ist, ist stärker: Das ist die Osterbotschaft, an die Christen glauben und diese Botschaft macht Ostern zum größten christlichen Fest.
Von Herzen wünsche ich allen diese Hoffnung – durch alles hindurch. Ein großes Vergelt´s Gott sage ich allen, die diese österliche Hoffnung auch hier an diesem Ort leben.