Alla ricerca di un’immagine adatta per il tema annuale “Sulla tua Parola: darsi tempo per…”, ci siamo imbattuti nella croce di S. Damiano. Questa famosa icona della croce rappresenta un importante punto di svolta nella vita di S. Francesco. In un momento di riflessione davanti a questa croce, Francesco ha sentito la chiamata di Cristo - un’esperienza fondamentale per tutto il suo cammino verso la santità.
Da: Carlo Carretto, Io, Francesco, Assisi, p. 40-43
C’era in basso verso Rivo Torto un luogo a me particolarmente caro perché possedeva in una bella radura di prati una chiesetta stupenda, piccola, povera, fatta di pietre nude ed in un silenzio assoluto. Si chiamava S. Damiano e sembrava fatta per il mio gusto di ricercatore non soltanto di poveri ma anche di chiese povere.
Li feci i miei primi ritiri e pregando nella chiesetta seduto od inginocchiato sul pavimento mi accorsi che c’erano delle crepe considerevoli nei muri e sul tetto. La chiesa era cadente.C’era poi sull’altare sospeso nell’arco gotico uno stupendo crocifisso in legno di stile bizantino e ciò che di esso mi parlava e mi piaceva era la grande regalità di Gesù e il suo sguardo che veniva fuori da due occhi straordinariamente umili e dolci. Io passavo delle ore a guardare, a pregare ed a piangere. Piangevo talmente da vergognarmi e dicevo a me stesso: «Francesco, sei una bambina». Ma piangevo e le lacrime mi facevano bene. Un giorno fissando il crocifisso ebbi l’impressione netta che muovesse le labbra e nello stesso tempo sentii una voce che mi diceva: «Francesco, ripara la mia casa che come vedi è tutta in rovina».
Non vi dico l’impressione ricevuta. Era come un messaggio che mi giungeva dal mondo invisibile e che suggellava un lungo periodo di tentennamenti, di slanci e di ricerca. Mi sentii invaso da una infinita dolcezza e mi avvicinai per baciare il crocifisso. Ero solo e non ebbi paura a saltare sull’altare per abbracciare con tutto me stesso Gesù. Non so quanto rimasi a toccare, pulire, lisciare, contemplare il Cristo. Ogni tanto, tra lacrime e sospiri, lo baciavo: ora sulle mani, ora sulle ferite dei piedi e del costato e la mia mano lo accarezzava dolcemente come un amante Innamorato.
Debbo dire che da quel momento fui come folgorato dal mistero dell’incarnazione del Cristo.
Se i poveri erano stati gli autori del mio sollevarmi da terra e mi avevano spinto a marciare, l’idea dell’incarnazione di Dio diveniva in me l’unica risposta a tutti i perché che mi ero posto fino ad allora nella mia vita