Già per la tredicesima volta posso celebrare questa particolare messa con voi come vescovo. Ogni anno provo grande gioia nel celebrare la Messa del Crisma. Gli oli che consacriamo diffondono il profumo della nuova vita pasquale: l'olio catecumenale, usato per i candidati al battesimo, è un olio che anticipa la gioia della comunione con Cristo. Il crisma rappresenta la dignità del popolo sacerdotale, regale e profetico di Dio. Anche l'olio con cui vengono unti i malati e i morenti è segno pasquale della potenza vitale di Dio, che rafforza e guarisce. Oggi gli oli santi sono portati qui da una candidata al battesimo, da un padre la cui intera famiglia sarà battezzata in questa notte di Pasqua, da ragazzi che si stanno preparando alla Cresima e da persone che lavorano nel servizio di assistenza spirituale negli ospedali.
Saluto con affetto tutti voi qui nella nostra cattedrale e tutti coloro che sono collegati con noi attraverso le due radio diocesane. Un augurio speciale e un grazie sentito dico a tutti i confratelli che nell’arco di questo anno celebrano il loro giubileo di ordinazione. Grazie per la vostra fedeltà e per il vostro servizio. Cristo, l’Unto del Signore, il capo crocifisso e risorto del suo gregge sia la vostra gioia, il vostro conforto e il vostro premio. Un saluto fraterno e riconoscente va a tutti i confratelli ammalati.
La Messa del Crisma con i suoi testi biblici ci riporta ogni anno alle origini della missione di Gesù. Inizialmente, nel brano del Vangelo di Luca, sembra che Gesù sia confrontato casualmente con il passo del profeta Isaia. Ma gli ascoltatori nella sinagoga di Nazareth presto capiscono che non si tratta di un caso, ma che questa parola profetica riassume in breve il compito che Gesù ha ricevuto dal Padre celeste. Questo compito da ora in poi determinerà la sua vita: aprire gli occhi alla Buona Novella del Regno di Dio, donare nuova libertà a coloro che vivono nell'oppressione e nell'isolamento, e annunciare loro che sono sotto la grazia di Dio e che questa grazia cambierà positivamente la loro vita.
Abbiamo ascoltato nella lettura dal libro dell'Apocalisse come suona questo messaggio nella bocca di coloro che l'hanno accolto. Lì gli eletti gridano: "Gesù Cristo ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen." (Ap 1,5s.) Che grande consapevolezza di sé si legge in queste frasi!
Nelle scorse settimane ho spesso ripensato alla visita Ad limina a inizio febbraio a Roma. Ho vissuto quei giorni, insieme agli altri 14 vescovi della nostra regione ecclesiastica, come molto incoraggianti e confortanti. Il messaggio più importante di Papa Francesco, rivolto a noi in un incontro di due ore, per me è stato questo: "Non abbiate paura di essere realisti. Chiamate le cose con il loro nome, non distogliete lo sguardo e non perdete la speranza."
Nell'incontro con il Papa, ma anche nei colloqui avuti nei dicasteri vaticani, la questione della situazione dei nostri sacerdoti è stata un tema molto presente. Come stanno i sacerdoti nelle condizioni attuali? Cosa li preoccupa di più? Qual è il loro ruolo nel processo sinodale? Come affrontano la perdita di credibilità e di fiducia nella Chiesa, che viene associata soprattutto a noi vescovi e sacerdoti? Cosa significa per il mandato dei nostri sacerdoti quando non di rado sono oggetto di una sorta di "sospetto diffuso", suscitato anche dai casi di abusi in tutto il mondo?
Ma la questione va oggi molto più in profondità. Me ne sono reso conto in una lettera che ho ricevuto più o meno nello stesso periodo della mia visita Ad limina da un gruppo di "fedeli preoccupati della nostra diocesi", come si erano definiti. All'interno si legge: "Il processo sinodale nella nostra Chiesa avrà successo solo se non ci sarà più la figura del sacerdote. Solo così potrà sorgere una nuova Chiesa sinodale". In altre parole, si tratta dell'idea di una Chiesa senza sacerdoti, in cui non ci sono più né il servizio sacramentale dei vescovi, dei sacerdoti e dei diaconi, né se ne ha più bisogno. Letteralmente si legge in questa lettera: "La chiesa ministeriale impedisce oggi che Gesù e il suo Vangelo siano nuovamente rivelati e possano dispiegare la loro forza originaria". Parole forti!
Ad esse posso rispondere solo con la fede della Chiesa: il ministero sacramentale rimane costitutivo per la missione della Chiesa, perché evidenzia che la comunità dei credenti vive da una fonte al di fuori di sé. Non può pronunciare a partire da sé la Parola che libera e darsi da sola il nutrimento fondamentale che è nell'Eucaristia. Cristo è questa fonte! La struttura sacramentale della Chiesa rappresenta il rapporto del popolo di Dio con questa fonte originaria. Il sacerdote proviene dal popolo di Dio ed è consacrato per il popolo di Dio.
Il Concilio Vaticano II lo ha affermato chiaramente: il sacerdozio di tutti i credenti, conferito attraverso il battesimo e la cresima, e il sacerdozio ministeriale conferito attraverso l'ordinazione, si differenziano per la loro essenza ma sono al contempo strettamente relazionati. L'uno fa riferimento all'altro. Il sacerdozio sacramentale non è un privilegio esclusivo, ma un servizio indispensabile nella Chiesa e per la Chiesa.
Da Papa Francesco e dalle discussioni nei dicasteri vaticani ho sentito esattamente questi toni e queste accentuazioni. Quando si parlava di sinodalità - e se ne parlava spesso - si faceva sempre riferimento a questa relazione tra il "sacerdozio comune dei fedeli" e il "sacerdozio ministeriale". La sinodalità nella Chiesa vive proprio di questa relazione! Vescovi, preti e diaconi esistono e sono necessari solo per i battezzati e i credenti hanno bisogno del nostro servizio sacramentale!
Con questa convinzione oggi io ringrazio voi, sacerdoti e diaconi, insieme alle tante donne e uomini nella nostra diocesi che vivono il loro sacerdozio battesimale e si impegnano spesso con grande dedizione nelle nostre comunità cristiane e parrocchie - non in competizione con il sacerdozio sacramentale, che viene conferito tramite l'ordinazione, ma con un atteggiamento sinodale che Papa Francesco desidera così tanto per tutta la Chiesa e per tutti i suoi membri.
Cari confratelli, so che alcuni di noi non ricordano più esattamente il motivo e lo scopo per cui c’è bisogno di noi. So, da molte conversazioni, che molti di noi soffrono per l'insuccesso dei nostri sforzi pastorali. So che tra noi sacerdoti si sperimenta stanchezza, talvolta persino rassegnazione. So che l'età media tra noi sacerdoti è quella che è. Sperimento il fatto che le nostre risorse umane diminuiscono, mentre il lavoro e le sfide quotidiane aumentano.
Ripetutamente mi trovo di fronte alla domanda su come proseguirà il lavoro pastorale nella nostra diocesi. Ripetutamente ci assale la domanda insistente sul perché otteniamo così pochi successori nel nostro servizio spirituale.
Gli ulivi sono più fertili, mi è stato detto, quando crescono su terreno roccioso e arido. Nel libro di Giobbe nell'Antico Testamento si parla addirittura degli "ulivi della roccia" (cfr. Giobbe 29,6). Anche il terreno pietroso porterà di nuovo frutti. Questo non è solo un banale slogan di incoraggiamento. È la verità della Pasqua, che in questi giorni possiamo annunciare e celebrare in modo speciale. La fede cristiana non ha le sue radici in una ricetta di successo confinata in questo mondo, ma nel realismo fiducioso della Pasqua: nella morte c'è la vita. Solo come Crocifisso, Gesù è risorto!
Cari confratelli, così come l'olio diffonde il suo profumo, così anche la nostra gioia, che è Cristo stesso, possa diffondersi, attraverso il nostro servizio sacramentale, nelle comunità e nei gruppi che ci sono affidati. Accompagniamo con la nostra fede in Cristo, piena di speranza, coloro che vengono unti con gli oli consacrati oggi: i nostri battezzandi, i cresimandi, i malati, P. Stefan Walder OT e P. Moritz Windegger OFM, che potrò ordinare sacerdoti quest'anno. Come membri dell'unico presbiterio, annunciamo con la nostra vita e con il nostro servizio presbiterale e diaconale: La gioia nel Signore è la nostra forza – anche oggi!