Riprendendo il brano del Vangelo della quarta domenica di Quaresima, in cui Gesù guarisce un uomo cieco dalla nascita, il vescovo Muser ha ricordato nell’omelia che “in questi giorni così travagliati, insicuri e dolorosi, tutti noi siamo chiamati a superare la cecità, a essere accesi e illuminati dalla speranza che dona l’incontro con Gesù. Lasciamo che la luce di Cristo illumini l'ombra che ci abita.”
Proprio con gli occhi della fede, ha aggiunto Muser, “saremo capaci di sfruttare questa situazione inedita che ci lascia spiazzati e ci fa paura.“ Perchè questa esperienza “può aprirci gli occhi all‘essenziale: per il dono della vita, per l‘importanza della comunità, per il senso di solidarietà, per l‘attenzione al bene comune.“ L’auspicio del vescovo: “Spero che questi siano anzitutto i giorni della riflessione, della preghiera, della purificazione, di cui abbiamo bisogno.“
L’impegno della comunità locale
Il presule ha poi rivolto un pensiero alla comunità ecclesiale locale: “Anche la Chiesa ha risposto all’emergenza coronavirus con un grande senso di responsabilità e di vicinanza. La carità e l’amore non si interrompono, perchè non abbiamo smesso di annunciare il Vangelo.“ Questa unità ai tempi del coronavirus, secondo Muser, “si mostra proprio nell‘attenzione verso gli altri, a cominciare dal lavoro di medici, operatori sanitari e istituzioni e dai gesti concreti e gratuiti di tanti volontari e associazioni.“
Il vescovo ha ricordato che i sacerdoti “sono disponibili ad ascoltare e a dialogare con i fedeli, anche in modo molto creativo. E anche quando celebrano l’eucarestia da soli, celebrano sempre in comunione con tutta la Chiesa e stanno accompagnando il popolo di Dio in questa quaresima di fraternità.“ Il pensiero di monsignor Muser va in particolare “agli anziani, alle persone più vulnerabili e alle loro famiglie, a cui siamo vicini in ogni momento con la preghiera e che dobbiamo proteggere comportandoci in modo responsabile. Voler bene all’altro significa rispettarlo e tutelarlo, e in questi giorni difficili significa avere ancora più cura verso ogni singola persona e l’intera comunità“, ha concluso il vescovo.