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Predigten

Allerheiligen 2018

Biblische Texte: 1 Kor 15,13-19; Joh 14,1-6.27

Questi giorni all´inizio del mese di novembre – Solennità di Ognissanti e Commemorazione di tutti i nostri defunti - mostrano come la secolarizzazione, nella sua versione secolarista, sia in contrasto con la natura intima dell´uomo. Anche chi non è credente, anche chi crede poco, anche chi crede qualche volta e anche chi crede solo nei momenti di paura, in questi giorni attinge al ricordo.
La morte ferisce tutti noi, impaurisce, scombina i piani anche degli uomini e delle donne più avveduti ed attrezzati nei confronti dell´aldilà. Proprio per questo ricordo a me stesso e a tutti voi che adesso mi ascoltate che il cristianesimo inizia nel momento in cui i sapienti del mondo non hanno più niente da dire. Il cristianesimo nasce quando la tomba viene scoperta vuota: lì ha origine il cristianesimo.
La fede cristiana è fede nella risurrezione e san Paolo, questo testimone eminente dell´inizio cristiano, scrive alla comunità di Corinto, circa 25 anni dopo l´evento della morte e della risurrezione di Gesù: “Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede” (1 Cor 15,17). Anzi: È inutile essere cristiani se non crediamo in Cristo morto e risorto! Saremmo i più tristi degli uomini…
È vero: Anche l´uomo credente sperimenta l´angoscia, l´apparente assurdità, la solitudine estrema che accompagnano l´ultima lotta. Non esiste una “bella morte”: si tratta sempre di una prova, di un distacco, di una realtà che ci fa soffrire. Non fa eccezione neppure la morte di Gesù che muore con un grido. Ma l´uomo credente proprio guardando alla morte di Gesù osa a credere davanti a tutte le tombe di questo mondo: La morte non ha più l´ultima parola. Il Signore morto è il Signore risorto e vivo!
Wenn wir heute und morgen aller unserer Verstorbenen gedenken und für sie beten, dann möchte ich in diesem Jahr in besonderer Weise auch an das Ende des 1. Weltkriegs vor 100 Jahren erinnern, so wie ich es bereits getan habe in meinem Hirtenbrief, den ich zu diesem Allerheiligenfest veröffentlicht habe. Dieser Krieg löste unsagbares menschliches Leid und den Tod von Millionen aus. Und die kommenden großen Katastrophen des 20. Jahrhunderts müssen damit in Verbindung gesehen werden: Der Aufstieg und die Machtergreifung des Faschismus in Italien ist ohne diesen Krieg kaum vorstellbar; ebenso wenig die Oktoberrevolution der Bolschewiken und der darauf folgende russische Bürgerkrieg, der wiederum weitere Millionen Menschenleben verschlang. Auch der Nationalsozialismus mit seiner menschenverachtenden und menschenvernichtenden Ideologie, und damit auch der entsetzliche Vernichtungsplan gegen die Juden mit seinen Millionen von Opfern haben hier ihre Wurzeln.
Im Gedenken an diese „Urkatastrophe“ des 20. Jahrhunderts gilt es, die Wurzeln des Krieges zu benennen: Dazu gehören ein Nationalismus, der zum Religionsersatz geworden war; Hass, Verachtung und Arroganz gegenüber anderen Völkern; die Anmaßung absoluter Macht über Leben und Tod, aber auch die Gier nach Reichtum und neuem Lebensraum. Damals wie heute wird der Friede durch massive Gerechtigkeitsdefizite und Verstöße gegen die Menschenrechte bedroht. Besonders gefährlich ist auch die Glorifizierung und Rechtfertigung von Gewalt.
Sind wir bereit aus der Geschichte zu lernen? Gerade auch von der leidvollen, vom Nationalismus geprägten Geschichte des 1. Weltkriegs und seiner Folgen?
Beten wir für alle, die bis in unsere Tage unter den Folgen von Krieg, Terror, Gewalt leiden und für alle, die heute zur Flucht aus ihren Heimatländern gezwungen werden. Wir können und dürfen vor dieser Realität nicht unsere Augen und Herzen verschließen – in ganz Europa nicht und nicht bei uns. Beten wir um den Frieden in unserer Heimat und unter allen Völkern, Religionen und Kulturen der Erde.
Die schweren Unwetter der letzten Tage haben nicht nur große Schäden angerichtet, sondern sogar mehreren Menschen das Leben gekostet: Wir empfehlen die Toten, die es im restlichen Italien und im Trentino gegeben hat, und besonders auch Giovanni Costa aus Lungiarü der Liebe und Barmherzigkeit Gottes. Wir drücken allen, die von diesen Naturgewalten betroffen sind, unser Mitgefühl und unsere Solidarität aus. In Dankbarkeit beten wir aber auch für die Tausenden von Helfern und Freiwilligen, die in den vergangenen Tagen für uns alle gearbeitet und sich eingesetzt haben.
Das Gedenken an unsere Verstorbenen möge uns helfen, richtiger, gerechter, bewusster und damit besser zu leben.
Lasciatemi riprendere davanti alle tombe di questo cimitero le parole della mia lettera pastorale che ho pubblicato per questa Solennità di Ognissanti nel centenario della fine della Grande guerra: “Non dimentichiamo le migliaia di giovani, anche della nostra terra, mandati al massacro. Sono un monito a lavorare per concreti progetti di pace. L’auspicio è che siano soprattutto i nostri giovani a costruire assieme il loro presente e il loro futuro. Conoscendo i tragici eventi di cento anni fa e visitando gli scenari bellici dove ragazzi come loro si sono fronteggiati e uccisi in una guerra assurda, possono capire che la pace non è una cosa scontata ma va voluta e costruita giorno per giorno.”
Dio della vita, tutti i nostri defunti riposino nella tua pace. E dona a tutti noi la grazia di essere operatori di pace.